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Ciclismo: Matteo Trentin è entrato in una nuova dimensione. Da gregario a capitano vincente

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Da gregario a capitano il passo è breve. Non così tanto, ma per Matteo Trentin sì. Il corridore della Quick-Step Floors ha dato spettacolo nella Vuelta a España 2017 guidando nelle volate (e non solo) la propria compagine e conquistando ben quattro successi di tappa, sfiorando anche la vittoria della maglia verde (classifica a punti, andata al vincitore della corsa spagnola, Chris Froome).

In pochi sono riusciti a diventare leader, soprattutto in un team World Tour, subito dopo il passaggio da professionisti: Peter Sagan è uno di questi, ma lo slovacco ha davvero qualcosa in più rispetto a tutti gli altri componenti del gruppo. Per Matteo Trentin c’è stato bisogno di tanta gavetta, che con la compagine belga è servita al meglio, visti i tantissimi obiettivi cercati durante la stagione. C’è stato spazio però anche per farsi vedere, e il trentino lo ha sfruttato al massimo: due tappe al Tour de France, una frazione al Giro d’Italia, a far capire che quando gli si richiede un ruolo da leader lui non sbaglia.

Ora però l’azzurro è entrato in una nuova dimensione. Dopo una campagna del Nord non del tutto convincente (era nel gruppo buono al Fiandre, è rimasto coperto però per aiutare Philippe Gilbert, poi vincitore) e un Tour de France purtroppo molto sfortunato (una caduta lo ha mandato fuori tempo massimo), il trentino ha puntato tutto sulla Vuelta. La concorrenza in chiave sprint non era delle migliori, ma sfruttando una condizione eccellente Trentin è riuscito ad essere addirittura dominante, cosa assolutamente inaspettata alla vigilia. Quattro vittorie di tappa (nella prima frazione in linea poteva fare bottino pieno, agguantando anche la maglia rossa di leader della generale ma ha preferito lasciar vincere il proprio compagno di squadra Lampaert) arrivate con una facilità estrema. La grande capacità del 28enne di Borgo Valsugana è stata quella di non limitarsi solo agli sprint: spesso e volentieri in fuga, è riuscito ad alzare le braccia al cielo anche con un’altimetria tutt’altro che favorevole, resistendo in discesa e andando all’attacco in discesa.

Ora si aprono le porte per un futuro che potrebbe essere roseo: non da velocista puro, visto che manca ancora qualcosa per battere in uno sprint i vari Kittel, Gaviria e Greipel, ma da uomo da classiche. Il cambio di squadra (passerà alla Orica-SCOTT nella prossima stagione) sarà sicuramente propedeutico a tutto ciò: ci sarà molto più spazio e avrà sicuramente addosso il peso di dover fare risultato. Corse ideali? La Milano-Sanremo potrebbe essere il primo obiettivo del 2018, il Giro delle Fiandre è sicuramente nelle sue corde. Nel frattempo c’è un Mondiale, in quel di Bergen, da provare a conquistare, non con poche ambizioni.

Foto: Unipublic/Photogomez Sport

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