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Ciclismo
Handbike, Luca Mazzone: “Nonostante l’età, ce la metterò tutta per arrivare a Tokyo. E non vedo l’ora di incontrare Sagan in Cina…”
ESCLUSIVA OA SPORT – Ai recenti Mondiali di Ciclismo Paralimpico tenutisi a Pietermaritzburg (Sudafrica), Luca Mazzone è stato l’unico atleta capace di conquistare tre medaglie d’oro. L’asso pugliese dell’handbike ha letteralmente superato se stesso, dopo i due ori e l’argento olimpici di Rio 2016 e gli otto titoli iridati – fra staffette e gare individuali – già in bacheca. Il simpatico e buonissimo “Cannibale di Terlizzi” ci ha di nuovo aperto le porte della sua dimora ruvese, noi non ci siamo fatti pregare ed abbiamo scambiato due piacevoli chiacchiere con lui. Buona lettura e…avanti così, Luca!
Ciao Luca. Perché non partire proprio con il racconto di quello che hai combinato in Sudafrica?
“Per questi Mondiali in Sudafrica c’erano i presupposti per fare bene perché nei tre precedenti appuntamenti di Coppa del Mondo avevo vinto cinque gare su sei… Inoltre, io patisco i percorsi piatti mentre quello della kermesse iridata era decisamente adatto alle mie caratteristiche (rampe, saliscendi, picchiate, asfalto ‘aspro’, eccetera). Nella gara in linea, l’americano Groulx – il mio avversario più temibile – ha perso la catena e ciò mi ha avvantaggiato; dopo averlo ‘perso’, è come se avessi fatto una mini-crono solitaria… Nonostante i rallentamenti causati da atleti di altre categorie e il ricongiungimento di Groulx, sullo strappo al 4% ho ri-attaccato e l’ho staccato definitivamente, per fortuna avevo ancora una buona riserva di energie! La crono l’ho vinta invece con sei secondi di margine. La staffetta è stata conquistata dopo una gara al cardiopalma… Percorso molto corto (1,1 km da coprire tre volte per ogni staffettista) e molto tecnico: vittoria per sette secondi sui soliti Stati Uniti. E’ dal 2013, da quando sono entrato io in staffetta, che siamo ininterrottamente Campioni Olimpici e Mondiali, un grande onore per me. Tre ori a Pietermaritzburg, dunque, nessuno lo ha fatto… Mi sono a quanto pare meritato l’invito dell’UCI a partecipare al Gran Galà che si terrà in Cina il 24 ottobre, occasione in cui incontrerò tanti campioni del ciclismo come il mitico Sagan. Non vedo l’ora, farò sicuramente un selfie con lui, è un grande!”.
E ora, si “stacca la spina” fino a…?
“Da quando sono tornato dal Sudafrica ho fatto tre uscite in handbike proprio per non staccare di colpo, ma nella secondo metà di ottobre, in occasione del viaggio in Cina, prenderò 10-15 giorni di relax totale. A novembre, si riprende poi a lavorare sul serio per i Mondiali italiani di Maniago 2018”.
Tre medaglie pregiate a Rio 2016, tre a Pietermaritzburg. Con il passare degli anni, ci sembra che le tue prestazioni stiano diventando qualitativamente sempre migliori. Sei come il buon vino, insomma…
“Me lo dice sempre anche Alex (Zanardi, ndr)… Non voglio rubargli la battuta, ma confermo! Provo a darvi una spiegazione credibile, di tipo ‘psico-biologica’: essendo uno sport di fatica il mio, l’esperienza di tanti chilometri percorsi fa molto, sia a livello mentale che a livello atletico. E’ una sorta di abitudine alla fatica, inoltre alle gare in linea non devi avere pietà ed io ho acquisito questo modo di correre con l’esperienza. E poi, anche Zanardi e Cecchetto (altro compagno di Mazzone nel Team Relay d’oro in Sudafrica, ndr) sono fortissimi a 50 anni!”.
Sei arrivato dove sei nello sport, oggi, grazie a chi/cosa?
“Possiamo fare un bell’elenco… Prima di tutto, ho scommesso io su me stesso, da quando nel 2011 ho iniziato ad investire forte sull’handbike convinto che mi avrebbe fatto bene soprattutto alla salute. Poi, col tempo, dopo tante porte chiuse in faccia, è arrivato il Circolo Canottieri Aniene ed è arrivata la svolta. Ma decisivi sono stati anche gli aiuti della famiglia che mi sopporta, oltre che supporta… Gli amici che mi fanno compagnia quando usciamo, i meccanici, la cittadinanza”.
Secondo te, dopo i Giochi di Rio, visibilità ed interesse mediatico attorno agli sport paralimpici sono aumentati? O siamo alle solite…?
“Parlo per il mio sport, visto che anche i recenti Mondiali di paratletica a Londra sono stati coperti bene dalla RAI… Nel nostro caso non c’è stato il seguito che meritavamo. I nostri Mondiali non sono stati seguiti a dovere, ci saremmo meritati qualcosa in più. Il comparto ciclismo è quello che porta più medaglie iridate e olimpiche allo sport paralimpico! Poi abbiamo Zanardi che catalizza attenzione a livello globale…”.
Nel 2020 avrai 49 suonati. Che si fa, siamo pronti a completare un altro quadriennio a Cinque Cerchi?
“A me piace andare in bici, la fatica non mi pesa più di tanto. Sto bene a livello fisico e mentale, quando sono in handbike. Affronto anno per anno la preparazione, anzi mese per mese, settimana per settimana. Sotto ogni aspetto, sono molto metodico e pignolo: lavoro atletico e alimentazione sempre ad hoc. Pedalo con le braccia, mani e tricipiti talvolta mi mettono a dura prova, ma ce la metterò tutta per arrivare a Tokyo. Non mi sento mai appagato, infatti, il ‘complimento’ più bello è stato quello di un giornalista che scrisse ‘Mazzone mai pago’… Non posso cullarmi per quanto vinto finora, ho ancora gli occhi della tigre e sono all’apice della mia carriera. Farò di tutto per arrivare a Tokyo, con la fidanzata fatica a cui ho giurato amore eterno!”.
giuseppe.urbano@oasport.it
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Foto: profilo FB Luca Mazzone