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Il triste declino del calcio italiano e l’impietoso confronto con il movimento della Spagna

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“Ha dapassà ‘a nuttata”direbbe il grande Edoardo De Filippo dopo aver guardato la sconfortante prestazione della Nazionale Italiana di calcio di Giampiero Ventura contro la Spagna allo Stadio Santiago Bernabeu. Nel Tempio del calcio gli Azzurri, impegnati nel 7° incontro del girone G di qualificazione ai Mondiali in Russia 2018, si giocavano le chance per accedere direttamente alla Fase Finale della rassegna iridata. L’obiettivo era di quelli impegnativi: centrare la vittoria e battere la Spagna che mai aveva perso in questa fase (storicamente) tra le mura amiche ( 46 vittorie e 9 pareggi in 55 gare). Ebbene, è stato un vero disastro: 3-0 con il passivo che avrebbe potuto essere di proporzioni anche maggiori.

Un risultato negativo che costringerà la nostra selezione, augurandoci di non avere altre spiacevoli sorprese negli incontri con Israele (5 settembre) e Macedonia (6 ottobre), a disputare gli spareggi per essere parte del campionato del mondo, come accadde già nel 1997 quando l’Italia superò la Russia nella doppia sfida. Tuttavia, al di là di quel che potrà accadere nelle prossime partite, ciò che preoccupa è questa costante inferiorità nei confronti degli spagnoli che, fino al 2006, non c’era. Di fatto, con l’eccezione dello splendido successo negli Europei 2016 con Antonio Conte (ottavi di finale) in panchina e la selezione del Bel Paese trionfante 2-0, l’Italia nel confronto con gli iberici ha rimediato diversi risultati negativi tra Nazionale A ed Under21 citando gli impegni ufficiali:

  • 2008: sconfitta ai calci di rigore negli Europei (ottavi di finale)
  • 2012: sconfitta 4-0 in finale continentale
  • 2013: sconfitta 4-2 in finale europea U21
  • 2013: sconfitta ai calci di rigore in Confederations Cup
  • 2017: sconfitta 3-1 nella semifinale degli Europei U21
  • 2017: sconfitta 3-0 nei gironi di qualificazione mondiali

Tanti i ko senza tener conto delle battute d’arresto, in questo 2017, sempre dell’Under di Luigi Di Biagio in amichevole, prima in Italia allo Stadio Olimpico (1-2) e poi 2 giorni fa quando gli Azzurrini alla loro prima uscita hanno rimediato un pesante 3-0. Da dove nasce dunque questa superiorità che si riflette nei risultati?

Giampiero Ventura ieri ha parlato di iberici che vengono da un altro pianeta ma la domanda è: per quale motivo? La risposta parte da lontano. Il ct  ha dichiarato che stanno portando avanti un discorso, puntando su uno schema di gioco (4-2-4) di comune accordo anche con l’Under21 per far sì che i giocatori riescano ad apprendere con più facilità lo spartito. Tuttavia, questo ragionamento deve fare i conti con l’evidente divario (tecnico e mentalità) rispetto alla Spagna e non solo. L’Italia ormai da anni fa fatica a produrre calciatori di livello internazionale e quasi sempre, quando ci si confronta con le Furie Rosse, si ha questa risposta. Si lavora troppo poco sulla tecnica individuale e in maniera ossessiva sulla tattica. Il nostro calcio, nonostante qualche eccezione rappresentata da alcuni allenatori (vedi Sarri), lascia troppo spazio all’improvvisazione del singolo senza un’adeguata organizzazione di gioco. Gli iberici sanno sempre cosa fare in campo perchè, fin da bambini, vengono istruiti ad una cultura calcistica  precisa che si rispecchia in tutti i club importanti e, conseguentemente, funziona anche nella Nazionale.

Nei nostri confini questo lavoro di programmazione non ha successo perché più attenti al risultato immediato che alla costruzione di un progetto in prospettiva. E’ maggiormente importante il successo di un campionato Primavera di scarsa qualità piuttosto che sviluppare l’idea delle seconde squadre e di un modo di insegnar calcio accuratamente. Ieri sera, Lorenzo Insigne e Marco Verratti sono affondati non perché siano scarsi o sopravvalutati ma essenzialmente perchè, inseriti in un contesto disorganizzato, hanno finito per perdersi. Il calcio si gioca in 11 e nessuno vince da solo.




E’ facile parlare di Isco, come il fenomeno della Spagna e del Real Madrid. La verità che lui non era solo, vi erano altri 10 compagni altrettanto qualitativi che lo hanno sostenuto, valorizzandone le grandi qualità. Questo, purtroppo, da noi manca e calciatori anche dotati come Berardi, Bernardeschi, Rugani, Romagnoli, per fare alcuni nomi, fanno fatica ad emergere proprio perché non hanno questa sicurezza ed esperienza internazionale visto che, ultimamente, solo la Juventus ha raggiunto la finale di Champions League e di giocatori giovani italiani neanche l’ombra al contrario di un Asensio a caso…

Riflessioni e spunti su cui si dovrebbe riflettere al di là di essere o meno ai Mondiali in Russia nel 2018.

 

 

giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

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1 Commento

1 Commento

  1. TheAussie

    3 Settembre 2017 at 11:25

    Se il sistema di gestione delle giovanili resta così organizzato rispetto a come è in Spagna e Germania, faremo sempre fatica nei prossimi anni verso queste due nazionali. La Francia pure sta sfornando con continuità profili veramente importanti, purtroppo l’Italia non riesce a gestire al meglio tutti i giovani che riesce a formare fino ai 15-18 anni, e non solo in ambito calcistico (basta vedere gli ultimi mondiali di atletica!).

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