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Karate, Luigi Busà si conferma il leader di un movimento in fermento. Tre generazioni in grado di competere per le medaglie

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Classe e carisma da vendere sulla soglia dei 30 anni e soprattutto un palmarès da fare invidia. La medaglia d’oro conquistata a Lipsia nella tappa della Premier League 2017 consolida una volta di più il ruolo di leader del movimento italiano che appartiene a Luigi Busà, un trionfo che reca ben impresso il marchio di un fuoriclasse eterno. Con cinque medaglie mondiali (due ori, due argenti, un bronzo) e tre titoli europei in cassaforte, Busà rappresenta l’atleta più rappresentativo della storia del karate italiano in campo maschile, con un obiettivo chiaro nella testa, i Giochi Olimpici di Tokyo 2020, che andrebbero a costituire il suggello ad una carriera da numero uno assoluto. La sua categoria di peso, i -75 kg, è stata inclusa d’altra parte nel programma olimpico e ciò potrebbe agevolare davvero la sua rincorsa verso la partecipazione al torneo a Cinque Cerchi, anche se i criteri di qualificazione saranno molto restrittivi e occorrerà restare competitivi durante tutto il quadriennio per ambire alla conquista del pass olimpico.

L’alter ego di Busà in campo femminile è Sara Cardin, la quale può vantare altresì un curriculum di grande prestigio che le consente di svettare nelle prime posizioni del ranking mondiale dei -55 kg ormai da un decennio. Assente a Lipsia a causa di una frattura al setto nasale, la Cardin avrà comunque altre occasioni per rifarsi, dato che lo scorrere degli anni non ha scalfito la sua tecnica sopraffina, resa ancor più efficace con l’esperienza acquisita nel corso del tempo. Ma la grande rivoluzione del karate italiano consiste nella capacità di unire ben tre diverse generazioni di talenti cristallini, tutti in grado di ambire alle medaglie nei grandi tornei.

La piena maturità è ormai stata raggiunta da Viviana Bottaro e Mattia Busato, punte di diamante del kata, specialità in cui l’Italia è leader mondiale con il team femminile e può giocarsela per le medaglie sia con la squadra maschile sia nelle prove individuali. Anche Gianluca De Vivo e Luca Maresca nei -67 kg rappresentano due carte importanti da podio all’interno di un gruppo in cui scalpitano diversi giovani rampanti che hanno dimostrato a più riprese di poter competere ad armi pari con il gotha della disciplina.

Terryana D’Onofrio (kata) e Silvia Semeraro (-68 kg) hanno già trionfato in Premier League e la seconda un anno fa ha ottenuto un importante quinto posto ai Mondali di Linz. Viola Lallo (-61 kg) e Clio Ferracuti (+68 kg) rappresentano già due certezze, talenti grezzi da affinare in ottica Tokyo, mentre Simone Marino (+84 kg) ha raggiunto vette inesplorate con la conquista della medaglia d’oro agli Europei di Kocaeli, suggello ad un’annata che lo ha visto salire sul podio in più di un’occasione in Premier League. Le prospettive dell’Italia, dunque, appaiono davvero rosee, ma adesso è necessario sfruttare al massimo questa nidiata di talenti per arrivare a giocarsi a Tokyo le prime medaglie olimpiche della storia del karate.



mauro.deriso@oasport.it

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Foto: Fijlkam

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