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Ciclismo

L’Italia può vincere i Mondiali di ciclismo? Tutti gli scenari tattici per sperare nel colpaccio

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L’ultimo Mondiale di ciclismo vinto dall’Italia risale al 2008, quando Alessandro Ballan si impose davanti a Damiano Cunego. Da allora la maglia iridata è rimasta una chimera. Ad esclusione forse di Firenze 2013, quando Vincenzo Nibali rientrava nel novero dei favoriti, nelle ultime edizioni il Bel Paese non si è mai presentato con la reale ambizione di poter vincere. Colpa di un ricambio generazionale molto più lento del previsto, con diversi talenti mai sbocciati ai massimi livelli.

In questo 2017, tuttavia, il vento sembra finalmente cambiato. Alcuni corridori come Matteo Trentin ed Elia Viviani hanno compiuto l’atteso salto di qualità, conquistando vittorie importanti a ripetizione nelle ultime settimane. E’ salito alla ribalta anche un potenziale fuoriclasse come Gianni Moscon, corridore dal potenziale tutto da scoprire, competitivo sia nelle corse di un giorno sia nei Grandi Giri. Buoni segnali sono arrivati anche da Diego Ulissi ed Alberto Bettiol. Certo, i favoriti per la maglia arcobaleno restano altri, come ha ammesso lo stesso ct Davide Cassani: lo slovacco Peter Sagan ed il belga Greg Van Avermaet, su un percorso come quello di Bergen, saranno gli uomini da battere. Mai come questa volta, però, l’Italia potrà giocarsela, anche per il bersaglio grosso. Con sfrontatezza e senza paura.




Andiamo a scoprire i possibili scenari tattici per tentare la grande impresa iridata.

  1. Fuga da lontano. E’ l’ipotesi più irrealistica. Corridori come Alessandro De Marchi o Alberto Bettiol devono inserirsi in un tentativo dalla lunga distanza insieme ad altri corridori, per poi giocarsela nel finale qualora il gruppo non riesca a rinvenire. Resta però da capire quale nazionale si accollerà il peso di tenere bloccata la corsa. Sagan non possiede una squadra all’altezza, nel Belgio sono presenti molte prime donne e pochissimi gregari, l’Italia non tirerà un metro. Chissà che il lavoro grosso non tocchi alla Norvegia…In caso di fuga bidone, in ogni caso, l’Italia dovrà farsi trovare pronta.
  2. Attacco al penultimo giro. Diego Ulissi o Gianni Moscon si muovono nel corso del terzultimo o penultimo giro. Moscon, in particolare, possiede i mezzi per fare la differenza sulla salita di Salmon Hill, 1,5 km al 6,5% di pendenza media. L’obiettivo, in questo caso, deve essere quello di portare via un gruppetto, per poi giocarsi tutto nel finale, dove gli azzurri potrebbero contare su un ottimo spunto veloce. Più difficile che Matteo Trentin possa muoversi così lontano dall’arrivo, anche se non è da escludere.
  3. Attacco all’ultimo giro. L’uomo deputato per fare fuoco e fiamme nell’ultimo giro dovrebbe essere Matteo Trentin. Il 28enne ha denotato alla Vuelta una condizione di forma eccezionale. Con una gamba del genere, potrebbe non temere neppure gli scatti di Sagan e Van Avermaet. Resta un quesito: qualora il trentino dovesse ritrovarsi a giocarsi uno sprint ristretto contro questi avversari, aggiungendo magari anche il norvegese Edwald Boasson Hagen, riuscirebbe ad uscirne vincitore? Di sicuro lo spunto veloce di Trentin è davvero importante: non sarebbe facile imporsi (soprattutto contro Sagan), ma avrebbe le carte in regola per giocarsela fino in fondo, magari azzeccando i tempi giusti della volata.
  4. Volata. In caso di arrivo allo sprint a ranghi compatti o quasi, l’Italia punterà su Elia Viviani. Dopo l’argento agli Europei di Herning, il veronese ha letteralmente svoltato, infilando successi a ripetizione, su tutti la prestigiosa Classica di Amburgo. Il campione olimpico in carica dell’omnium ora sa di poter rivaleggiare con tutti i grandi velocisti più forti del mondo. Le (lievi) difficoltà altimetriche del percorso, inoltre, non dovrebbero creargli alcun grattacapo.

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federico.militello@oasport.it

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