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Nuoto, Marco Pedoja: “Nicolò Martinenghi nuoterà nel 2018 i 100 rana in 58″. A Glasgow anche nei 200 rana”

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Nella fortunata annata del nuoto italiano che ha sorriso al trio delle meraviglie Gregorio Paltrinieri, Gabriele Detti e Federica Pellegrini, alcune nuove leve iniziano a mostrarsi con una certa insistenza. Se al femminile Simona Quadarella, bronzo iridato nei 1500 stile libero a Budapest, vuol rendersi protagonista di un percorso, in vista di Tokyo 2020, sempre più convincente, sul versante maschile è Nicolò Martinenghi che rilancia le quotazioni nella rana. Campione del mondo nei 50 e 100 metri ai Mondiali juniores di Indianapolis (Usa), autore del nuovo primato italiano di 59″01, l’azzurro ha arricchito una stagione densa di successi a livello giovanile reduce anche dagli ori agli Eurojunior di Netanya (Israele) sempre nelle medesime distanze. Senza dubbio, i due noni posti della rassegna iridata nelle acque magiare sono stati una piccola delusione per un atleta che, però, avendo 18 anni saprà presto rifarsi e le prestazioni in acqua parlano per lui. Di questo e molto altro abbiamo parlato con il tecnico del varesino Marco Pedoja che, in esclusiva per OASport, ha concesso un’intervista tracciando un bilancio di quanto fatto dal suo allievo oltre che guardare in prospettiva.

In qualità di suo allenatore che bilancio si può fare sulla base dei risultati ottenuti da Nicolò Martinenghi?

“Un bilancio senza dubbio positivo. Se penso all’inizio del 2017, l’obiettivo che Nicolò si era prefissato per gli Assoluti di Riccione era quello di nuotare sui 100 rana 59″7. Personalmente ritenevo potesse fare meno ed i fatti mi hanno dato ragione. Certo arrivare al 59″01 di Indianapolis con 1″3 di miglioramento rispetto ai suoi migliori riscontri, negli ultimi 12 mesi, è davvero un incremento prestazionale notevole. L’unico dato negativo, se così lo vogliamo chiamare, è stato quello di Budapest dove, non per errori nella preparazione o altro ma semplicemente per uno stato fisico non eccellente, non è riuscito ad esprimere il suo meglio. Tuttavia l’esperienza magiara gli è servita per capire cosa voglia dire competere con i più grandi in assoluto e come gestire l’evento clou anche per quanto riguarda i media. L’aver mancato le finali dei 50 e dei 100 rana gli darà ancor più motivazioni per le prossime competizioni”.

Guardando al futuro, quali sono gli obiettivi e la preparazione come verrà impostata?

“Il nostro target per il 2018 saranno gli Europei di Glasgow che, visto il livello della specialità e la presenza di un campione come Adam Peaty, è paragonabile ad un Mondiale. Lui, l’anno prossimo frequenterà l’ultimo anno di scuola superiore, ma cercheremo comunque di impostare un lavoro più adulto mettendo in conto anche una preparazione sui 200 metri. Valutando in prospettiva olimpica, infatti, è giusto che lui si dedichi maggiormente alla cura di questa distanza anche in funzione del 100, sapendo che i 50 metri non saranno parte del programma a Cinque Cerchi. Per questo nella competizione continentale si cimenterà nei 50, 100 e 200 rana proprio per dar seguito a questo percorso”.

Una scelta, quella dei 200 rana, dettata dall’opportunità di gareggiare anche senza Adam Peaty?

“Sfidare un campione come lui nei 100 rana è uno stimolo per un ragazzo come Nicolò che, dal punto di vista agonistico, non teme il confronto e lo può aiutare negli allenamenti. Certo, essere sui blocchetti di una specialità senza il britannico è un’opportunità da sfruttare nell’ottica del risultato finale. Questo è innegabile”.

Dunque, che riscontro cronometrico si aspetta nelle due vasche della rana?

“I 58″ sono un risultato nelle corde del ragazzo che, già forse ad Indianapolis, con un’interpretazione migliore della gara in finale avrebbe potuto ottenerlo. Però, io credo che ogni cosa deve arrivare nei tempi giusti e stabilire dei crono di questo genere, per l’anno venturo, gli darà l’occasione di essere sempre al 100%, concentrato in fase di preparazione, minimizzando i propri punti deboli. Al momento, i particolari di virata e subacquee sono aspetti che lui deve curare maggiormente, capace come è di apprendere con grande facilità. Per il livello agonistico che c’è, limare 2 o 3 decimi a vasca, può fare tutta la differenza di questo mondo”.

A chiosa, come nasce il Marco Pedoja allenatore?

“Sono stato un nuotatore di livello non eccelso che però amava sempre programmare ed organizzarsi nel lavoro. In sostanza, un modo di vedere le cose già da allenatore. L’incontro con Martinenghi è stato del tutto casuale ma, come si suol dire, è stato “amore a prima vista” avendo affinità di intenti. Una buona base, dunque, per tagliare traguardi importanti”.


 

giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

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Foto: Credit La Presse

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