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Roma-Atletico Madrid, Champions League 2018: i giallorossi all’assalto della Coppa stregata

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La Roma ci riprova. Quella che scatta domani sera all’Olimpico (inizio ore 20,45) contro l’Atletico Madrid sarà la decima partecipazione dei giallorossi alla fase a gironi di Champions League. L’esperienza più recente è datata 2015-16 con l’eliminazione agli ottavi di finale ad opera del Real Madrid. Ma la Roma deve soprattutto dimenticare la scorsa edizione e la “drammatica” sconfitta con il Porto ai preliminari: 1-1 in trasferta, poi il clamoroso 0-3 casalingo.

La squadra, oggi allenata da Eusebio Di Francesco, ha un conto aperto con la Champions e tante ferite da ricucire. Nelle ultime 7 partite della competizione ha vinto una sola volta, l’ultima il 4 novembre 2015 quando i giallorossi di Garcia si imposero sul Bayer Leverkusen per 3-2: decise una punizione di Pjanic a dieci minuti dalla fine in quello che resta l’unico trionfo nelle ultime 15 gare del torneo.

Ora c’è l’Atletico Madrid per cominciare a riscrivere la storia, ma sarà tutt’altro che facile. Inserita in terza fascia, la Roma dovrà superarsi per accedere ai quarti, dovendo affrontare (oltre al Qarabag) anche il Chelsea di Conte. I “colchoneros”, due volte in finale nelle ultime tre edizioni della Champions, sono reduci dal pareggio per 0-0 in casa del Valencia, partita nella quale Diego Simeone ha tenuto a riposo titolari come Griezmann, Gabi, Godin e Gimenez. Anche i due precenti parlano a favore dell’Atletico Madrid: 2-1 in casa e fuori contro la Roma di Zeman nei quarti di finale della Coppa Uefa 1998-99.

Considerato il match rinviato contro la Sampdoria, i giallorossi sono reduci dalla sconfitta casalinga contro l’Inter: 3 punti in due partite di campionato, in attesa di ritrovare la giusta identità. Di Francesco, che deve ancora fare a meno dell’infortunato Schick, è pronto a confermare il collaudato 4-3-3 con l’unico ballottaggio che riguarda tutta la fascia destra dove Defrel, Bruno Peres e Florenzi si giocano due maglie. Al resto dovranno pensare la potenza di Nainggolan, la fantasia di Perotti e soprattutto la vena realizzativa di Dzeko.

 

 

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