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Volley maschile, l’Italia spera nei figli della “Generazione dei Fenomeni”

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Leggere di nuovo sui campi di volley i cognomi dei giocatori della cosiddetta “generazione dei fenomeni” è una bella suggestione, che riporta la mente agli anni Novanta e a quella nazionale che fece grande l’Italia. E’ quello che sta succedendo negli ultimi anni, da quando alcuni figli di quei campioni hanno scelto di avvicinarsi alla pallavolo, spinti da una passione per questo sport che deve essergli stata trasmessa dai racconti e dalla storia dei successi dei loro padri. E’ un ciclo che continua sottorete, un modo per seguire una tradizione di famiglia e un’idea che stuzzica guardando al futuro.

Molti tra i giovani italiani più promettenti oggi militano in A2 nel Club Italia che, nonostante un campionato in salita, sta raccogliendo un gruppo di ragazzi talentuosi che hanno bisogno di crescere ed essere valorizzati anche in ottica Nazionale. Quest’estate, ai mondiali under 19, gli azzurri, dopo l’argento europeo, hanno raccolto un nono posto, guidati dagli attacchi di Davide Gardini e Diego Cantagalli. Gardini, schiacciatore diciottenne, è figlio di Andrea, che è stato uno dei più forti centrali al mondo, primo giocatore italiano a entrare nella Hall of Fame del Volley. Da due anni gioca con il Club Italia con la maglia numero 1 ereditata dal padre, ha dimostrato buone doti che gli hanno garantito un posto fisso nelle nazionali under 19 e under 21 e adesso attende un’occasione per farsi notare anche dal CT Blengini. Da quest’anno avrà come compagno di squadra anche Cantagalli, figlio di Luca, 18 anni e 202 cm di altezza, reduce da un campionato in B a Macerata come opposto e da tanti punti realizzati con l’under 19.

Il regista del Club Italia è anche lui figlio di un campione, Alessandro Tofoli. Ha esordito nella Virtus Fano, stessa squadra dove ha mosso i primi passi il padre Paolo, anche lui palleggiatore e quest’anno le loro strade si incroceranno perché entrambi saranno impegnati nel campionato di A2, uno come giocatore, l’altro come allenatore dell’Azzurra Alessano.

Fino all’anno scorso è stato invece capitano del Club Italia Pietro Margutti, figlio di Stefano, che vinse con la Nazionale l’oro agli Europei del 1989. Cresciuto pallavolisticamente a Ravenna, in questa stagione continuerà il suo percorso formativo come schiacciatore nell’Atlantide Pallavolo Brescia, dove troverà anche giocatori di esperienza come Alberto Cisolla, cui potersi ispirare.

Altro giovane di talento è Luca Sartoretti, 22 anni, opposto come papà Andrea. Ha iniziato a giocare a pallavolo a Città di Castello, ottenendo nel 2013 la promozione in Serie A1, per poi andare a Modena, prima in B e poi in prima squadra, nel 2015, anno in cui la squadra emiliana, trascinata dai colpi di Ngapeth e Vettori, ha vinto tutto: scudetto, Coppa Italia e Supercoppa. Quest’anno torna in serie B, nell’Audax Parma, dove cercherà di farsi spazio.

Questi ragazzi stanno dimostrando di avere qualità, a mancare però sono occasioni vere in cui potere emergere ed esplodere anche in ottica Nazionale maggiore, dove servono ricambi all’altezza per guardare al futuro con fiducia. Nei club di SuperLega lo spazio dato ai giovani italiani è ancora troppo poco e il Club Italia ha dimostrato di non riuscire ad essere abbastanza competitivo, tanto da avere concluso il campionato sia maschile che femminile all’ultimo posto con netto distacco. C’è bisogno che questi ragazzi facciano esperienza in una squadra che lotti per un obiettivo concreto, per crescere e affinare il loro talento. E soprattutto per capire se potranno veramente percorrere la strada degli illustri padri.

Foto: sito FIVB

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