Canoa
Canoa Slalom, Mondiali 2017: il bilancio dell’Italia. Gli azzurri pagano inesperienza e qualche errore di troppo, ma si può crescere
Si sono conclusi ieri i Mondiali di Canoa Slalom a Pau, in Francia, dove l’Italia ha schierato 12 atleti nelle diverse specialità. Alla fine gli azzurri hanno raccolto soltanto una medaglia, l’argento di Nicolò Ferrari e Stefanie Horn nel C2 misto, non riuscendo a imporsi nelle altre gare e non esprimendosi al massimo delle loro potenzialità.
Un bottino che in parte delude, in parte dà speranze per il futuro. Questi Mondiali rappresentavano l’evento più importante dell’anno post olimpico e vi hanno partecipato tutti i campioni internazionali. L’Italia ha portato molti giovani che hanno svolto prove interessanti, senza insediare i migliori e pagando un po’ di inesperienza, ma l’impressione è che si può crescere e fare meglio nei prossimi eventi.
Lo ha dimostrato Roberto Colazingari che ha centrato la finale nel C1 maschile e ha affrontato la discesa con precisione, senza alcun errore, classificandosi in quinta posizione e facendo vedere di potere essere all’altezza di una gara di così alto livello. Un talento che sta finalmente maturando dopo aver vinto moltissimo in ambito giovanile.
Molto buono è stato anche il Mondiale di Nicolò Ferrari che, oltre alla medaglia già citata, è arrivato in finale nel C2 maschile con Pietro Camporesi con cui ha raggiunto la settima posizione con un buon riscontro cronometrico.
Un’ Italia di luci e ombre. Qualche rimpianto viene dal settore femminile dove Stefanie Horn non è riuscita a replicare la prova del C2 misto nell’individuale e si è fermata alle semifinali del K1 femminile. Da argento europeo in carica ci si aspettava qualcosa in più da lei, ma qualche errore di troppo e un percorso troppo lento non le hanno permesso di andare avanti.
Male il K1 maschile in cui si puntava molto su Giovanni De Gennaro che veniva dalle ottime prestazioni della Coppa del Mondo che aveva chiuso al settimo posto, centrando anche una vittoria di tappa. L’azzurro, invece, è stato eliminato in semifinale a causa di una discesa infelice in cui ha accumulato una serie di penalità che lo hanno relegato al 35° posto, piazzamento simile a quello dei suoi compagni Zeno Ivaldi, 34°, e Jakob Weger, 39°.
Un vero peccato alla luce del valore dei nostri atleti che, però, nell’occasione più importante, non sono stati in grado di dimostrare sul campo il lavoro svolto trasformandolo in risultati concreti.
Ci si aspettava qualcosa di più nel C1 maschile anche da Raffaello Ivaldi e Stefano Cipressi: dopo una qualifica centrata a primo colpo, per entrambi in semifinale c’è stato un salto di porta che ne ha condizionato inevitabilmente la prestazione finale e non li ha portati oltre il 27° e 28° posto.
Tutto sommato l’Italia esce da questi Mondiali con la conferma del tanto lavoro che ancora c’è da fare, ma anche con la consapevolezza delle qualità di questi ragazzi che devono imparare a gestire meglio le gare che contano per poter dare prova delle loro qualità nei momenti giusti. Sono stati troppi gli errori durante le discese e questi dovranno essere evitati in futuro per non pregiudicare le prestazioni in modo irrimediabile.
Si riparte da un argento che è troppo poco per tutta la spedizione, ma che rappresenta un punto di partenza da cui muoversi in vista dei prossimi eventi in cui speriamo che gli azzurri potranno fare tesoro delle esperienze maturate e dare così il meglio di loro.
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Foto: Pier Colombo