Formula 1
F1, GP Stati Uniti 2017: Sebastian Vettel, una stagione tra alti e bassi. Quanto pesano gli errori di Baku e Singapore…
La stagione di Sebastian Vettel si potrebbe riassumere in “Vorrei ma non posso..”. La volontà di vincere il titolo, il quinto in carriera ed il primo in Ferrari, ma dall’altra parte una serie di eventi che fanno sì che questo, con grande probabilità, non rimarrà che un bellissimo sogno. Un’idea nata sin dall’avvio del campionato. Dalla splendida vittoria nel GP di Australia, un picco immediato di un 2017 che ha visto molto spesso il pilota di Heppenheim compiere grandi imprese ma, anche, cadere in qualche errore che, con il senno di poi, è costato a caro, se non carissimo, prezzo.
Le prime sei gare avevano messo in mostra una “Rossa” subito performante e, senza mezzi termini, vettura da battere. La Mercedes rincorreva su diversi piani (specialmente per quanto riguarda le gomme) e Vettel poteva fare bottino pieno. In Cina, però, la sua gara è stata rovinata dalla Safety Car uscita per l’incidente di Antonio Giovinazzi che andò a far saltare la sua strategia aggressiva. Dopo la vittoria in Bahrain, invece, sono arrivati due secondi posti tra Sochi (rovinando immediatamente una doppia prima fila tutta Ferrari) ed a Barcellona (con Lewis Hamilton abile nello sfruttare il “blocco” del compagno Valtteri Bottas). Dopo il domino di Montecarlo, tuttavia, qualcosa è cambiato. I rivali anglo-tedeschi hanno rimesso la Mercedes davanti a tutti e per il quattro volte campione del mondo i pieni si sono complicati.
È arrivato il quarto posto di Montreal (primo piazzamento sotto la seconda posizione) per colpa del contatto con Max Verstappen al via, quindi quello “sanguinoso” di Baku. Un altro piazzamento ai piedi del podio dopo una gara nella quale successe di tutto (clicca qui per la cronaca). Sopra ogni cosa, il contatto in regime di Safety Car con Lewis Hamilton. Una “vendetta” per l’andamento dell’inglese troppo lento a dire del tedesco che rovinò una possibile vittoria e ha incrinato i rapporti tra i due contendenti. Da quel momento in avanti l’inglese è apparso sempre più “cattivo” agonisticamente parlando e, letteralmente, non ha più sbagliato un colpo.
Prima della pausa estiva sono arrivati un secondo posto con tanto amaro in bocca in Austria, un pesante settimo posto (dopo l’esplosione di una gomma al penultimo giro) a Silverstone e la vittoria a Budapest. Ultimo successo stagionale per il ferrarista. Nei cinque GP successivi, infatti, è accaduto veramente di tutto. Specialmente dopo il secondo posto di Spa ed il terzo di Monza. Il punto di svolta della stagione 2017, senza alcun dubbio, è stato il GP di Singapore. Anzi, la partenza della gara di Marina Bay. Una corsa nella quale Vettel era il grande favorito e dalla quale poteva riprendere la vetta del Mondiale. Invece è arrivata la pioggia, una brutta partenza e il pesantissimo contatto con Kimi Raikkonen e Max Verstappen. Un errore allo spegnimento del semaforo che ha, a sua volta, spento ogni speranza, o quasi, di titolo. Come se non fosse bastato ci s’è messa anche la sfortuna contro l’ex Red Bull, con le noie meccaniche che lo hanno fermato a Sepang (solo quarto) e completamente a Suzuka.
Una serie di alti e bassi che per avere la meglio di un avversario temibile come Lewis Hamilton non possono e non devono accadere. A Baku e Marina Bay sono arrivate le uniche due sbavature di una stagione, dal punto di vista del pilota, quasi perfetta. Due crepe che sono andate a rovinare il progetto di un titolo 2017 che, mai come quest’anno, sembrava alla portata. La vettura, a parte qualche battuta d’arresto, ha sempre dimostrato di essere performante, per cui i dettagli sono andati a fare la differenza. Mentre la Mercedes tornava prepotentemente davanti a tutti, la “Rossa” ha provato a rispondere, prima delle serie sfortunata in Asia.
L’amaro in bocca per Vettel e squadra sarà sicuramente enorme. Durante la pausa invernale, non c’è dubbio, ripenserà alla Safety Car di Baku ed alla partenza di Singapore. Con quella pioggia che mai nelle edizioni precedenti si era manifestata e che, invece, è andata a minare le certezze del quattro volte campione del mondo. La perfezione non è certo di questo mondo, ma la si deve raggiungere per superare uno come Hamilton con una Mercedes tra le mani. Tutto questo servirà da lezione sia al pilota che alla scuderia. Evitare i problemi tecnici, gli scatti d’ira come in Azerbaijan e gli errori in partenza. Tre imperativi fondamentali se la Ferrari vorrà puntare al Mondiale 2018, undici anni dopo l’ultimo trionfo, targato Kimi Raikkonen nel 2007.
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alessandro.passanti@oasport.it
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