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MotoGP, Andrea Dovizioso sfida Marquez a Valencia. I Mondiali decisi all’ultima gara e la caduta di Rossi nel 2006

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Andrea Dovizioso ha vinto il Gran Premio della Malesia tenendo aperta la lotta per il Mondiale 2017 di MotoGP. La classifica lo vede inseguire Marc Marquez a 21 lunghezze di distacco; un margine ampio, ma quanto basta per tenere viva la corsa al titolo, che verrà quindi assegnato a Valencia, nell’ultima gara della stagione. Sembra una missione impossibile ma la matematica non condanna il Dovi. Si tratterà della diciassettesima volta che il titolo della classe regina del Motomondiale viene assegnato all’ultimo appuntamento della stagione. Vediamo i precedenti.

La prima volta risale al Mondiale della classe 500 del 1950 quando fu Umberto Masetti a laurearsi campione del Mondo. L’italiano arrivava all’ultima gara di Monza con 4 punti di vantaggio su Geoff Duke. L’inglese fece quello che doveva fare, ovvero vincere, ma il pilota della Gilera chiuse al secondo posto vincendo il titolo. Copione ripetutosi due anni dopo, nel 1952: Masetti vinse il Mondiale all’ultima gara, stavolta a Barcellona, piazzandosi secondo alle spalle di un altro britannico, Leslie Graham, al quale la vittoria non fu sufficiente, partendo con un disavanzo di 5 lunghezze. Anche nel 1957 la lotta all’ultima gara sorrise all’Italia: Libero Liberati si prese vittoria e titolo vincendo a Monza e battendo la concorrenza del suo compagno di squadra Bob McIntyre.

Monza fu il teatro dell’ultima gara anche nel 1966, quando a giocarsi il Mondiale della classe 500 furono due leggende del calibro di Giacomo Agostini e Mike Hailwood. Il pilota italiano, in sella alla MV Agusta, partiva indietro in classifica e dovette rimontare anche in gara: dopo una brutta partenza, infatti, raggiunse e superò il rivale vincendo il primo dei suoi 8 titoli. Il secondo arrivò proprio l’anno successivo, nel 1967, con la stessa modalità ma a ruoli invertiti: Agostini partiva davanti in classifica e Hailwood vinse la gara (in Canada). I due chiusero il Mondiale a pari punti ma l’italiano prevalse grazie al maggior numero di secondi posti (tre contro due). Fu ancora Agostini a vincere il titolo Mondiale all’ultima gara nel 1975, stavolta in sella alla Yamaha. Ago si presentava all’ultimo appuntamento a Brno con 11 punti di vantaggio su Phil Read, che aveva preso il suo posto alla MV Agusta. Il britannico dominò la gara, ma ad Agostini fu sufficiente il secondo posto per vincere l’ottavo titolo della sua carriera nella classe regina.

La prima vittoria non italiana in un Mondiale 500 deciso all’ultima gara fu nel 1978. Kenny Roberts arrivò all’appuntamento del Nurburgring a +8 su Barry Sheene, tricampione in carica. La gara fu vinta da Virginio Ferrari ma Roberts si aggiudicò il titolo chiudendo al terzo posto, proprio davanti al suo rivale. L’americano, che in quell’anno divenne il primo statunitense a vincere un Mondiale, nonché il primo pilota a vincere al debutto, si replicò nella stagione successiva, nel 1979. Stavolta si corse a Le Mans; Roberts aveva 14 punti di vantaggio su Ferrari, che però cadde mentre era in testa, spalancando la strada all’americano che piazzò il tris nel 1980, sempre all’ultima gara. Roberts portò ancora una volta la sua Yamaha in trionfo sulla pista del Nurburgring: si presentava con un margine considerevole sul suo connazionale Randy Mamola, che non riuscì nemmeno a concludere la gara per una rottura al motore.

Il quarto Mondiale 500 consecutivo deciso all’ultima gara tornò a premiare i colori italiani. Marco Lucchinelli si laureò campione del Mondo nel 1981 e a farne le spese fu ancora una volta Mamola. Ad Anderstorp, in Svezia, in condizioni prima di asciutto e poi di bagnato, l’italiano chiuse la gara al nono posto, mantenendo comunque il suo vantaggio sull’americano, fuori dalla zona punti. Duello tutto statunitense nel 1983: ad Imola, Freddie Spencer si presentò con 5 lunghezze di margine su Kenny Roberts, che vinse la gara provando a frenare il suo avversario nel tentativo di far rientrare nella lotta Eddie Lawson ma senza riuscirci. Spencer si piazzò secondo e regalò il primo titolo nella classe regina alla Honda. Proprio Lawson vinse all’ultima gara nel 1989. A Goiania, in Brasile, fu ancora battaglia a stelle e strisce. Fu Kevin Schwantz a vincere la gara, ma il pilota della Honda riuscì ad aggiudicarsi il titolo precedendo sul podio il connazionale Wayne Rainey in sella alla Yamaha, che partiva da -14 in classifica. Rainey riuscì a rifarsi nel 1992 ai danni di Mick Doohan. L’australiano stava dominando la stagione, ma si infortunò saltando quattro gare e rientrando proprio nell’ultima, ad Assen. Il suo margine su Rainey si era nel frattempo ridotto da 65 a 2 punti: Doohan non andò oltre il sesto posto mentre l’americano arrivò terzo, vincendo il terzo Mondiale consecutivo.

E veniamo agli anni 2000. Bisogna arrivare fino al 2006 per avere di nuovo un Mondiale, stavolta con denominazione MotoGP, deciso all’ultima gara. Un ricordo indelebile nella mente di tutti gli appassionati italiani. Valentino Rossi arrivava a Valencia con 8 punti di vantaggio su Nicky Hayden, dopo che nella penultima gara l’americano venne letteralmente steso dal suo compagno di squadra Daniel Pedrosa. Al ‘Dottore’ bastava arrivare alle spalle del suo rivale ma al quarto giro incappò in una scivolata che gli fece perdere posizioni fino al 13° posto finale: Hayden chiuse sul terzo gradino del podio vincendo il Mondiale con 5 punti di vantaggio. Nel 2013, invece, fu Marc Marquez ad esultare a Valencia: nel suo anno di debutto nella classe regina, lo spagnolo si presentava con +14 nei confronti di Jorge Lorenzo; il maiorchino vinse la sua terza gara consecutiva che però non bastò: Marquez chiuse terzo e pareggiò il record di Roberts. Infine nel 2015 Rossi fu di nuovo protagonista della lotta all’ultima gara ma anche stavolta ne uscì sconfitto. Partito dall’ultima casella in griglia, rimontò fino alla quarta posizione, ma il Mondiale andò a Lorenzo, che vinse la gara superando il suo compagno di squadra, dal -7 al +5 finale.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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