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MotoGP, GP Giappone 2017: Andrea Dovizioso fenomenale. Eppure, mediaticamente, non riesce a far breccia come Valentino Rossi in Italia…

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E’ un Andrea Dovizioso fenomenale quello che sta caratterizzando l’annata 2017. Cinque vittorie stagionali, l’ultima quest’oggi nella tana del nemico, a casa della Honda, in quel di Motegi (Giappone). 

L’incedere del “Dovi” ancora una volta ha stupito per lucidità e aggressività, qualità che ogni centauro che corre ai massimi livelli brama per aspirare al meglio possibile: il titolo mondiale. Quest’anno il forlivese ne ha tutte le possibilità: una moto fantastica e un coraggio che mai in passato si erano visti. E’ un pilota cresciuto con il lavoro e la dedizione, all’ombra di altri centauri, ma sempre più consapevole delle sue possibilità.

Nello sport, come nella vita, le motivazioni sono la vera benzina che ti consente di essere un vincente. L’alfiere della Ducati è diventato campione più che nascerci. E’ un mondo diverso rispetto a Marquez o Valentino Rossi, dotati di talento naturale ed esaltati dall’avere, nella loro storia, moto all’altezza della situazione. Per Dovizioso la storia ha preso una piega differente, lontano dalle luci della ribalta ma più vicino al box, parlando coi meccanici, studiando e cercando di comprendere dove e come poter migliorare.

Uno stile che, forse, non buca lo schermo e non lo rende personaggio come Valentino, ancora figura dominante in Italia. Inutile negarlo: se ci fosse ora il 46 a lottare con Marquez per il titolo il seguito sarebbe superiore. L’arte comunicativa del “Dottore” è un qualcosa che attira in un modo o nell’altro tra strenui difensori della causa e fermi oppositori. Il caos mediatico relativamente alla sua frattura di tibia e perone della gamba destra è stato il vero focus del GP d’Aragon.

Verrebbe quasi da definirlo “Svizzero” Andrea per la sua mediaticità lontana dagli standard di una vedette ma più vicino forse al mondo dei motori, quello che profuma anche di carburante piuttosto che di sponsor. Pertanto la sua notorietà è un po’ “D’autore”, la stessa differenza tra i “Beatles” e gli “Who”.

Senza sconfinare in territori lontani dalle due ruote il tifo e l’emozione non può essere giustificata. E’ un qualcosa che viene spontaneo e se è vero che Rossi è ancora, in maggioranza, nel cuore dei supporters del Motomondiale, lo è altrettanto che il “Dovi” si sta conquistando su basi differenti il proprio successo ed è un obbligo riconoscerlo.

 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: Valerio Origo

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