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MotoGP, GP Giappone 2017: i precedenti di Valentino Rossi. A Motegi il solo successo significativo del 2008 con titolo iridato e maglietta “Scusate il ritardo”

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Siamo giunti all’appuntamento numero 15 del Motomondiale 2017 e dopo ben 11 gare, il Circus lascia l’Europa per trasferirsi in Asia dove si disputeranno le prossime tre tappe. La prima si svolgerà questo fine settimana in Giappone sul circuito di Motegi, costruito e di proprietà della Honda, che qui svolge le prove ufficiali.

Un tracciato che, come ogni anno, può mettere il punto esclamativo sulla stagione e dare modo ai piloti di porre un mattoncino importante per la propria annata. Al di là di quel che potrà accadere tra Marc Marquez (leader della classifica iridata su Honda), Andrea Dovizioso (Ducati) e Maverick Vinales (Yamaha), l’interesse del pubblico riguarda le sorti di Valentino Rossi in questo round.

Il pilota di Tavullia reduce dal brutto incidente in allenamento del 31 agosto con frattura di tibia e perone della gamba destra si è reso protagonista di una vera e propria impresa tornando nel’ultimo weekend iridato di Aragon (Spagna), centrando un quinto posto dal sapor di vittoria. I titoli dei giornali, come è logico, sono stati più per lui che per il vincitore Marquez anche se il Cabroncito, centrando il bersaglio grosso in Spagna, ha forse compiuto un passo decisivo verso il trionfo mondiale.

Parlando proprio di vittorie, il Giappone non evoca bei ricordi a Valentino: la caduta dell’anno scorso dopo 6 giri quando partiva dalla pole position è ancora scolpita nella memoria del “Dottore”. Motegi che, nei fatti, ha riservato un solo grande successo a Valentino ovvero quello del 2008, senza considerare la tripletta 2001-2002-2003 quando però si correva a Suzuka e si dovette piangere, nell’ultima esibizione sull’attuale pista riservata alla F1, la morte di Daijirō Katō, grande speranza del motociclismo nipponico (vincitore del Mondiale 2001 della 250cc in sella alla Honda): Kato, mentre si apprestava ad affrontare l’ultima chicane prima dell’arrivo durante il secondo giro, fu sbalzato dalla moto, sbatté contro le protezioni esterne ed a causa dell’impatto entrò in coma per poi perdere la vita due settimane dopo per le lesioni riportate. Per motivi di sicurezza gli organizzatori decisero di gareggiare dal 2004 a Motegi per l’appunto.

Con un filo d’emozione ricordando quella tragica domenica, torniamo al pilota di Tavullia ed a momenti felici come quelli di 9 anni fa nei quali, nell’unico sigillo a Motegi, Rossi riuscì a togliersi la soddisfazione di ottenere il suo 8° titolo iridato in carriera, forse quello più significativo per lui davanti alla Ducati di Casey Stoner (campione del 2007) ed alla Honda di Daniel Pedrosa. Un trionfo importante, come dicevamo, perché già qualcuno, soprattutto i suoi detrattori, avevano dato il via ai titoli di coda della sua carriera: l’ascesa di Stoner, il ko del 2006 all’ultima gara e l’iride del compianto Nicky Hayden a dar forza alle tesi degli anti-rossisti. Ma il campione si vede nei momenti di difficoltà e in quella stagione Valentino fu straordinario portandosi a casa la bellezza di 9 gare, suonando l’ottava sinfonia sull’asfalto nipponico.

Una vittoria accompagnata dal siparietto finale: Rossi si ferma a bordo pista, cambia casco e si accomoda in uno studio improvvisato di un notaio che gli fa firmare il nuovo casco-documento con una microtelecamera sulla penna per mandare in mondovisione la storica firma. E poi via con la maglietta commemorativa: “Scusate il ritardo”, un orologio fermo sulle ore 8 e un cuoco con la zuppa mondiale. Una chiusura alla “Valentino”.

Da ricordare però non c’è solo questo ma anche un terzo posto denso di agonismo. E’ rimasto indelebile nelle menti degli appassionati il bellissimo duello che il numero 46 ed il suo compagno di team, Jorge Lorenzo, ebbero nel 2010, coi due che fecero a sportellate fino all’ultima curva pur di guadagnare il podio mentre Casey Stoner andava a vincere la gara davanti ad Andrea Dovizioso (Honda).

2010 che potrebbe essere legato a quest’anno senza voler fare troppo uso dell’immaginazione. Il pilota di Tavullia, infatti, era reduce dall’incidente del Mugello che gli costò sempre la frattura di tibia e perone. Che possa andare in scena un’altra versione da “Braveheart” del fuoriclasse italiano delle due ruote? 

 





 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: Valerio Origo

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