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MotoGP, GP Giappone 2017: il circuito di Motegi ai raggi X. Favorevole a Honda, Ducati o Yamaha?

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Il grande Circus del Motomondiale sbarca nel Paese del Sol Levante e più precisamente sul circuito di Motegi, situato nelle colline a nord di Tokyo e’ conosciuto anche con il nome Twin Ring Motegi, perche’ all’interno del complesso ci sono due tracciati: un ovale di 2,5 Km e una “normale” di 4801 metri con 6 curve a sinistra, 8 a destra e un rettilineo di quasi 800 metri.

La pista, di proprietà della Honda, e’ stata realizzata nel 1997 in occasione del 50° anniversario della nascita della Casa di Tokyo e dal ’99 è sede della gara del Motomondiale, prima con il nome di GP del Pacifico e poi, dopo la cancellazione del circuito di Suzuka dal calendario, con il nome di GP del Giappone dal 2004, in conseguenza della decisione degli organizzatori di abbandonare il tracciato attualmente della F1 per la morte del mai dimenticato Daijiro Kato (2003).

Uno “stop and go” con due caratteristiche principali: accelerazioni e brusche frenate. Ci sono ben sei zone dove le moto subiscono repentine accelerazioni, con la velocità che passa da meno di 100km/h a 230 km/h, tre di questi punti fanno registrare velocità superiori ai 250 km/h. Quattro le zone interessate da staccate poderose, in questi tratti di pista le moto passano da oltre 250 km/h a 90 km/h. Peculiarità che costringono i team a lavorare molto sull’anteriore perchè le decelerazioni violente rendono l’avantreno assai leggero causando il fastidioso chattering sul davanti, specialmente nelle curve a `S´. Tutte le marce vengono impiegate nel corso della gara e, dal momento che la prima è corta e la sesta relativamente lunga, è fondamentale impostare i corretti rapporti per evitare di trovarsi con poca velocità. La prima marcia viene usata nella curva 5, alla V-Corner, e alla Hairpin. La seconda in ingresso della 2, 3, 4, alla 90º e alla Victory. Le S vengono affrontate in terza, la 130R in quarta, secondo le previsioni delle squadre.

Chi potrà essere il favorito? Domanda a cui è difficile dare una risposta perchè, come sempre, al layout particolare va associato il rendimento delle gomme che, in particolare quest’anno, ha dimostrato di essere imprevedibile. Tuttavia, guardandola a bocce ferme Honda, Ducati e Yamaha hanno delle chance.

La Honda, con Daniel Pedrosa e Marc Marquez (attualmente leader della classifica iridata), si è imposta nelle ultime due uscite sul tracciato di casa. Circuito che, come detto, esalta le accelerazioni e forti staccate, qualità di cui la creatura di Tokyo è dotata. In più lo stile aggressivo di Marquez, potrebbe essere particolarmente adatto e mettere ancor di più una serie ipoteca in ottica iridata.

Su una pista, però, da grandi staccatori Andrea Dovizioso non può di certo essere tagliato fuori. Secondo in classifica, il forlivese vuol riscattare la prova incolore di Aragon su un tracciato, probabilmente, più adatto al suo modo di andare in moto. Coadiuvato poi da una Rossa, con un gran motore, è lecito annoverarlo  nel roster dei favoriti. Una candidatura incentivata non solo dalle qualità del “Dovi” ma anche di quelle di Jorge Lorenzo, sul podio più alto in Giappone in 3 occasioni con la Yamaha. Lo aveva anche detto, poco dopo il terzo posto dell’ultima gara in Spagna, che a Motegi si poteva puntare in alto. Il maiorchino ci proverà a centrare il suo primo successo rosso e dare risposte importanti a se stesso sul suo matrimonio con Borgo Panigale.

In casa Yamaha la situazione è di difficile lettura. Se è vero che la due ruote dei tre diapason è andata a segno in 4 occasioni lo sono altrettanto le difficoltà del mezzo di Iwata nel gestire le coperture. La M1, da metà annata in avanti, non è mai riuscita a trovare un andamento lineare con gli pneumatici e di questo hanno risentito sia Maverick Vinales (3° in graduatoria) che Valentino Rossi, ormai fuori dai giochi visto l’infortunio subito alla gamba destra il 31 agosto (frattura di tibia e perone) ma capace di tornare in sella ad Aragon ed ottenere un grandioso quinto posto. Sarà dunque una corsa dai tanti punti interrogativi tra le file yamahiste sia per le prestazioni della moto che per quelle del 46.

 





 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: Lorenzo Di Cola

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