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Tuffi, Klaus Dibiasi festeggia 70 anni: “Ho tenuto alto l’onore dell’Italia: tre ori olimpici consecutivi. Un nuovo Dibiase in futuro? Si capisce a 5 anni”

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Klaus Dibiasi oggi compie 70 anni. L’Angelo Biondo, unico italiano capace di vincere tre ori olimpici consecutivi (1968, 1972, 1976 dalla piattaforma), vincitore di 9 medaglie mondiali ed europee. L’altoatesino ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport.

“Mi emozionavo ma non abbastanza da non rimanere freddo. Dominare l’emozione era la mia forza. Un’altra forza derivava dalla presenza costante di mio padre Carlo. La sicurezza familiare in un campione non è indifferente. Oggi atleti con genitori separati spesso hanno dei problemi”.

Il suo rapporto con Gustavo Thoeni, altro altoatesino in auge insieme a lui: “Forse perché siamo rimasti in auge per parecchi anni, medaglie chiamavano medaglie, e vincere in 4 Olimpiadi lascia importanti ricordi. Sì, c’era molta più attenzione, anche se non avevamo nulla, ma le nostre imprese rimanevano impresse nella memoria di tutti. Ora si brucia tutto velocemente: un campione è bravo per come si muove coi media e i social, ma tutto viene banalizzato. I tweet non esistevano e le riviste non ci esasperavano. I tuffi sono la mia vita, ma mi sarebbe piaciuto diventare anche un campione di sci. Eravamo campioni superiori, ci potevamo concedere qualche errore. Io a ogni gara sbagliavo un tuffo ma alla fine, non potevo sbagliare solo nella mia ultima a Montreal 1976 contro Louganis, che era l’astro nascente. Lì ci fu il passaggio di consegne, lo battei nonostante il terribile dolore al tendine d’achille“.

Il rapporto con Giorgio Cagntto: “Non c’è mai stata rivalità, i tuffi possono portare solo amicizia: io ero più introverso. C’è grande amicizia anche con Sara Simeoni e il marito: andavamo da Azzaro a Formia, aggiunse grandi novità nella preparazione, ci aiutava per la forza esplosiva di gambe”.
Veramente un Campione d’altri tempi: “Noi eravamo concentrati e poco distratti dai telefonini. Sì, i nostri ori nascevano dal silenzio. Ricordo che prima di Monaco 1972 si scriveva che avrei vinto l’oro di sicuro, tutto questo mi creava imbarazzo e decisi di non leggere i giornali. Perché si sa che nei tuffi basta un niente e salta tutto“.

Lo stile Dibiasi era celeberrimo: “La mia entrata in acqua dai 10 metri: sparivo, non facevo schizzi nell’impatto. E come tenevo i polsi. Ma i tuffi non sono solo una prestazione tecnica e fisica, ma psicologica“.

Poi si sbottona ed è consapevole della sua importanza nello sport italiano: “Guardandomi indietro sento il valore storico e la responsabilità di aver tenuto alto il livello dello sport italiano. Molta gente si ricorda, mi ferma e mi dice ero tuo fan. Sono contento che Tania Cagnotto abbia proseguito il nostro cammino e ci sia un seguito“.

Rivedremo un giorno un nuovo Dibiasi?:Per capire le abilità di un campione basta tuffarlo a 5 anni, anche se io comincia a 10…“.

Sui giovani di oggi:Hanno tutto a disposizione, si rivedono i video e le registrazioni rapidamente, ma anche noi ci organizzavamo pur senza tecnologie“.

I tuffi del futuro:I cinesi li hanno portati in un’altra dimensione e a Tokyo vedrete una giapponese fare il quadruplo e mezzo“. La festa per i 70 anni “all’Eur in famiglia, alla piscina delle Rose del fratello di mia moglie Laura: in modo tranquillo“.





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