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Volley femminile, Serie A contro Fipav sulle straniere. Mauro Fabris: “L’Italia vinceva di più con le frontiere aperte, mettere i limiti non serve”

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La provocazione di Bruno Cattaneo, Presidente della FIPAV, sul limite delle straniere nel nostro campionato, non è passata inosservata ai club della nostra Serie A. Mauro Fabris, da poco rieletto Presidente della Lega volley femminile, ha risposto su questi temi in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport.

“Credo che un’analisi serena sul risultato che la Nazionale ha colto, anzi non ha colto, agli Europei non possa essere ridotta alla questione straniere sì, straniere no. C’è da dire che la fortuna certamente non ci ha aiutato, basta vedere i casi Malinov e Sylla. E va poi considerato che siamo stati eliminati da una Nazionale, come l’Olanda, che è arrivata fino alla finale”.

Sul tema sempre frequente delle straniere che vengono a imparare in Italia e poi ci battono in Nazionale: “Mi viene da rispondere con una battuta: allora abbiamo superato la Cina al Grand Prix solo perché fino all’anno passato non avevamo cinesi nel nostro campionato? Non scherziamo. Non credo che l’Olanda ci abbia superato perché le sue atlete giocano in Serie A. Quando si comincia con l’invocare l’autarchia, non si sa dove si finisce. E in ogni caso è inimmaginabile pensare di chiudere le frontiere per evitare che atlete di altri Paesi vengano in Italia a imparare. Il problema secondo noi sta da un’altra parte“.

Ed ecco il problema secondo Mauro Fabris: “L’analisi deve invece prendere atto che l’Italia ha vinto tanto in campo internazionale, come nel Mondiale del 2002, quando non c’erano limiti all’utilizzo delle straniere nel campionato italiano. Che oggi la Nazionale Italiana, a differenza del recente passato, è composta da tutte alte che militano in Serie A, a dispetto di quanti sostenevano che l’utilizzo delle promesse italiane fosse limitato dalla presenza delle straniere. Un allenatore come Giovanni Guidetti, che in quattro Europei ha condotto tre Nazionali diverse sul podio, sostiene che il problema dell’Italia non è certo quello di non avere un patrimonio di giocatrici di qualità, piuttosto che si prede troppo tempo a selezionarne un gruppo ristretto e che ci vuole tempo a costruire e ad amalgamare una squadra, come peraltro sostiene anche Mazzanti“.

Il Presidente è convinto che “i nostri sponsor e i proprietari dei nostri club, di fronte alla limitazione dell’ingaggio di atlete straniere, ridurrebbero gli investimenti, per un impoverimento generale del movimento. Dobbiamo anche tenere conto che quest’anno ci sono stati investimenti molto importanti in A1: ci aspettiamo uno dei più bei tornei che si siano mai giocati in Italia. E noi puntiamo a mortificare i proprietari che hanno deciso di investire nella pallavolo femminile? Mi pare un controsenso e anche un clamoroso autogol“.

Il desiderio finale: “Se non si possono aprire le frontiere come era una volta almeno mantenere queste proporzioni. Come detto l’Italia quando aveva più straniere vinceva di più“.





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