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Calcio: Tavecchio e Ventura i principali responsabili ma il sistema fa acqua da almeno 10 anni

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Per gli appassionati di calcio sono giorni molto tristi. La Nazionale Italiana estromessa in modo così indecoroso dai Mondiali 2018 in Russia, mancando la qualificazione dopo 60 anni, è una ferita che fa male a chi ha a cuore le sorti della compagine tricolore.

Inutile negarlo, i responsabili su tutti sono il presidente della Federazione Carlo Tavecchio e il ct Gian Piero Ventura. Oggi, forse, nella riunione tra le componenti federali a Roma conosceremo le decisioni e ci si augura che i diretti interessati sappiano prendersi le loro responsabilità. Il massimo dirigente nostrano ha dato continuità un progetto che già da un po’ non dava risposte importanti. A posteriori è facile dirlo ma, forse, sarebbe servita una scelta più coraggiosa piuttosto che rinnovare un contratto ad un allenatore che, per tanti motivi, non ha mai dato delle sicurezze in termini tecnici. E poi, lo stesso mister si è mostrato confuso. Le sue scelte faticano ad avere un nesso logico con giocatori spesso schierati in posizioni non proprie. Un vero disastro che neanche il supporto eccezionale dei 72.000 di San Siro ha potuto evitare.

Il danno di immagine ed economico è notevole: si parla di cifre ad otto zeri, non certo trascurabili. Il Bel Paese spettatore dello spettacolo più atteso dal punto di vista calcistico è l’evidenza però di un male che però non nasce oggi. Puntare il dito solo nei confronti di Tavecchio e Ventura è giusto ma non basta. Serve qualcosa di più incisivo. Spesso gli italiani hanno poco memoria e si vive tutto sull’emotività del momento ma di fatto dal successo iridato del 2006 l’Italia, nel percorso mondiale, ha ottenuto due eliminazioni al primo turno nei gironi della fase finale e l’estromissione agli spareggi. Non serve un genio per capire che si deve andare molto più in profondità e non fermarsi solo al risultato della doppia sfida contro la Svezia.

C’è una generazione che dal punto di vista tecnico non è stata in grado di prendere il posto dei vari Del Piero, Totti e Pirlo e le motivazioni sono in parte spiegabili sul ricorso eccessivo a stranieri per il vivaio e, nel contempo, una scuola italiana che non sa più insegnare la disciplina nel migliore dei modi. L’importanza del risultato nell’immediato ha portato a non credere più nel prodotto italiano, andando così ad acquistare giocatori fisicamente prestanti da altre realtà per vincere campionati giovanili e fregiarsi di ciò. La costituzione di centri federali si è rivelata inutile ed il nostro serbatoio di talenti è effimero se paragonato a quello del passato.

L’impoverimento numerico delle nuove leve è la vera fonte del problema e prima si troverà una soluzione e prima l’Italia uscirà dalla crisi in cui versa da troppo tempo. Non basta far cadere qualche testa, servono idee e riforme applicate nell’immediato altrimenti continueremo ad affrontare Spagna e Germania sempre con un senso di inferiorità dettata da una formazione tecnica non adeguata.

 





 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: profilo twitter European Qualifiers

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