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Ciclismo, Chris Froome sarebbe adatto alle durissime salite del Giro d’Italia? Certo che se i chilometri a cronometro saranno tanti…

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Con quattro Tour de France e una Vuelta a España nel palmares, Chris Froome è senza ombra di dubbio il corridore più forte dell’ultimo periodo per quanto riguarda i grandi giri. Il britannico, oltre ad aver monopolizzato la maglia gialla dal 2013 con l’unica eccezione della vittoria di Vincenzo Nibali nel 2014, è anche riuscito in un’impresa che sembrava destinata a non riproporsi nel ciclismo contemporaneo, vincendo due corse di tre settimane consecutivamente grazie ai successi al Tour e alla Vuelta di quest’anno. Cosa gli manca, dunque? Il Giro d’Italia. Fino ad ora il corridore del Team Sky ha sempre evitato la corsa rosa da quando è diventato quello che conosciamo oggi, ma sarebbe adatto al percorso e alle salite nostrane? 

Di primo acchito, ci chiediamo: perché non dovrebbe? Nelle partecipazioni ripetute a Tour e Vuelta ha dimostrato di non temere nessun genere di asperità né i tapponi con diverse salite consecutive. Talvolta è andato in difficoltà, ma non esiste una vera e propria tendenza che possa indicarne una debolezza su questo o quel tipo di percorso. Più che il percorso in sé, Froome potrebbe patire l’interpretazione data allo stesso dagli avversari. Se il Tour de France è cucito sulle sue necessità e su quelle del Team Sky con una corsa spesso bloccata, nelle ultime stagioni il Giro d’Italia ha vissuto più situazioni di anarchia, che però un corridore come lui potrebbe comunque gestire senza particolari. Se un corridore come Tom Dumoulin è riuscito a resistere ad un ultima settimana come quella del 2017, Chris Froome potrebbe fare addirittura meglio considerando che è uno scalatore migliore, ha migliori doti di recupero e ha al suo fianco una squadra compatta e determinata. Rispetto a Dumoulin, certo, potrebbe guadagnare qualcosa in meno a cronometro, ma su un percorso in cui le prove contro il tempo rivestono un’importanza decisiva, lui non può che trarne vantaggio, a meno che ci sia proprio lo stesso Dumoulin, che in questa specialità può infliggergli un distacco non trascurabile.

Per quanto abbiamo visto fino a questo momento, nessuna salita è troppo dura per Froome. Non possiamo dimenticare la scalata dell’Angliru, dove sembrava dovesse semplicemente difendersi e invece ha staccato tutti gli avversari diretti per la maglia rossa. Non possiamo nemmeno dimenticare che è arrivato a quella prestazione di fatto all’ultima tappa della Vuelta, corsa poche settimane dopo aver vinto il Tour. Una prova di forza, preparazione e metodo che ha lasciato a bocca asciutta la concorrenza, anche considerando ad esempio un Nibali che non aveva corso in Francia e che di conseguenza si presentava al via della corsa iberica più fresco, almeno sulla carta.

Da qui, però, sorge un altro dubbio: Chris Froome verrà al Giro d’Italia? Si parla di una sua possibile partecipazione già nel 2018. Le incognite si chiamano quinto Tour de France (un numero da leggenda) e Mondiale di Innsbruck, probabilmente l’unica occasione della sua carriera per vestire la maglia iridata. Uno dei tre appuntamenti potrebbe essere di troppo e la scelta potrebbe ricadere proprio sul Giro, in attesa magari del 2019 per l’assalto alla triplice corona e alla doppietta più ambita, che manca dal 1998 quando Marco Pantani riuscì ad imporsi sia al Giro che al Tour. Nel maggio di quello stesso anno, Froome compirà 34 anni: lui ha dichiarato di voler correre per altri cinque o sei anni ad alti livelli, ma sarà davvero possibile? La sua cura maniacale del corpo e una prima parte di carriera meno logorante di altre potrebbero consentirgli di allontanare il fisiologico calo cui tutti vanno incontro? Noi lo aspettiamo in Italia, quantomeno per provare a sollevare al cielo il Trofeo Senza Fine, essenziale nella bacheca di qualsiasi ciclista con le sue caratteristiche e la sua forza. 

 





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Foto: © Unipublic/Photogomez Sport

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