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F1, Mondiale 2018: cambia il regolamento, appena 3 power-unit disponibili. Mercedes ancora più avvantaggiata?

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Il campionato del mondo di Formula Uno 2018 si annuncia quanto mai complicato. Per quale motivo? Per l’equilibrio in ottica mondiale? Per il tentativo di risalita di marchi storici come McLaren o Renault? Perchè le gare torneranno ad essere 21? Niente di tutto questo. Il grande rompicapo della prossima stagione sarà uno ed uno solo: la durata delle Power Unit. Il regolamento parla chiaro. Ogni pilota avrà a disposizione, senza incappare in penalità, appena tre motori lungo tutto il corso dell’anno. La media è semplice da fare. Un propulsore per la bellezza di 7 gare. Parlando di soli Gran Premi (senza quindi prove libere o qualifiche) si valicheranno i duemila chilometri a componente.

Senza ombra di dubbio si tratta di una sfida veramente severa per i motoristi delle scuderie della categoria regina, aggiungendo anche che l’MGU-K, la batteria e la centralina saranno limitate a due soli componenti per tutto il campionato. In poche parole la Federazione (che è sempre alla disperata ricerca della riduzione dei costi) farà alzare l’asticella dei tecnici impegnati nella costruzione delle Power Unit. Chi se ne potrebbe giovare? La risposta, anche in questo caso, è semplice. La Mercedes.

Perché diamo questo, ulteriore, vantaggio alla casa di Stoccarda? Lewis Hamilton e Valtteri Bottas potranno sfruttare la impareggiabile potenza della loto PU che va di pari passo ad una affidabilità da guinness dei primati. Se non ci saranno rivoluzioni particolari o errori di progettazione impreventivabili, la scuderia di Brackley non avrà troppa difficoltà a produrre motori performanti e duraturi. Come in questo 2017. I due piloti, infatti, oltre ad aver avuto un solo ritiro per noie meccaniche, hanno ruotato le proprie Power Unit senza alcun problema.

Un campanello d’allarme per tutti gli altri? Il timore c’è. Quando il team campione del mondo in carica che fa di potenza e resistenza il suo fiore all’occhiello, viene chiamato a confermarlo e ribadirlo, il rischio che siano gli altri a pagarne le conseguenze è elevato. Ferrari in primis. La scuderia di Maranello arriva da un campionato di alto livello nel quale ha saputo tenere testa al team anglo-tedesco anche dal punto di vista delle componenti motoristiche. Ma, quando hanno provato a forzare, a spingere al limite la vettura, queste componenti hanno ceduto in diverse occasioni.

Eventualità che in casa Mercedes non si sono mai viste e che erano state già scongiurate nei test pre-stagionali di Barcellona nei quali Hamilton e Bottas avevano messo assieme migliaia di chilometri senza il minimo balbettio. A questo punto in casa Ferrari il lavoro dovrà essere minuzioso e accurato. Sviluppare una Power Unit già buona e portarla al massimo dal punto di vista del potenziale e della durata. Non certo una passeggiata di salute, ma sarà imprescindibile se vorranno puntare concretamente al titolo iridato, in un anno nel quale i motori saranno i grandi protagonisti, con la Renault che fornirà sé stessa, la Red Bull e la McLaren. Oltre ai piloti, in pista vedremo un triello dal grande valore tra le diverse case motoristiche. La casa francese ha dimostrato di soffrire di qualche singhiozzo di troppo, ma anche di avere grande potenziale. Della Mercedes abbiamo detto e scritto ampiamente, mentre la casa madre italiana è sulla buona strada e non dovrà uscirne per non incappare in guai che costano ritiri e punti preziosi. Mercedes, Ferrari o Renault. Quale sarà il migliore propulsore e, soprattutto, chi saprà vincere la maratona del Mondiale 2018?

 

 





 

 

 

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alessandro.passanti@oasport.it

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