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Italia, dai trionfi all’oblio. Negli sport di squadra siamo inermi caricature di un passato ormai lontano

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L’epocale e vergognosa mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali di calcio di Russia 2018 va considerata come la triste ‘ciliegina sulla torta’ di un 2017 in cui il Bel Paese ha incassato un’amarissima realtà: non solo non sa più vincere, ma negli sport di squadra non riesce più neppure ad andarci vicino…

Partiamo dal calcio, perché l’ultimo in ordine di tempo. Siamo nel bel mezzo di una crisi che ha notevoli similitudini con il ventennio 1950-1970. Lì maturarono prima due eliminazioni nella fase a gironi dei Mondiali (1950 e 1954, proprio come nel 2010 e 2014), prima della mancata partecipazione nel 1958. Il cammino si arrestò già nei raggruppamenti iniziali anche nelle rassegne iridate del 1962 e 1966, prima di rivedere la luce nel 1970, quando l’Italia perse la finalissima in Messico contro il Brasile di Pelè. Dovremo dunque attendere il 2030 per rivedere una selezione tricolore competitiva? E’ probabile, perché non si intravedono giocatori in grado di garantire un ciclo vincente a breve-medio termine. Non è un caso se l’Under21 non vince un Europeo dal 2004 ed abbia mancato le ultime due qualificazioni alle Olimpiadi. D’ora in poi, la stessa partecipazione ad un Europeo o ad un Mondiale sarà tutt’altro che scontata. Senza girarci attorno: con 4 titoli mondiali in bacheca, siamo ormai una nobile decaduta. Che dire poi del settore femminile, puntualmente snobbato e simbolo di una cultura sportiva rimasta alla Preistoria. Gli sviluppi recenti, con alcuni club maschili come Juventus e Fiorentina che hanno lanciato anche le compagini femminili, non possono ancora bastare per colmare il gap da nazioni come Germania, Stati Uniti e Giappone. E i Mondiali non li disputiamo dallo scorso secolo (1999).

Altro sport dove si rasenta lo zero è il basket. Qui l’ultima partecipazione ai Mondiali risale al 2006 (con una wild-card…), mentre alle Olimpiadi non andiamo dal 2004. Una ‘generazione perduta’, quella dei Gallinari, Bargnani, Belinelli e Datome, cui non ha fatto seguito una nidiata di giocatori di valore. La sensazione è che si resterà nelle sabbie mobili ancora molto a lungo. In prospettiva sembra fornire maggiori speranze la compagine femminile.

Con calcio e basket in crisi (irreversibile?) da ormai quasi 15 anni, nell’ultima decade sono state pallavolo e pallanuoto a tenere alto l’onore dell’Italia negli sport di squadra. Anche in queste discipline, tuttavia, il raccolto 2017 si è rivelato povero, con eliminazioni premature e le medaglie lontane.
Il volley maschile, dopo l’argento olimpico di Rio 2016, ha pagato l’assenza di colonne portanti come Ivan Zaytsev e Osmany Juantorena. Il Campionato sta però offrendo alcuni spunti interessanti: ci sono 3-4 giovani davvero validi su cui poter costruire il futuro. Tra le donne, invece, servirà forgiare una squadra solida attorno al talento di Paola Egonu, fenomeno che andrà sfruttato ad ogni costo, di quelli che raramente nascono nel nostro Paese…Le eliminazioni della pallanuoto ai quarti di finale dei Mondiali vanno poi catalogate come degli incidenti di percorso: Settebello e Setterosa erano saliti sul podio ai Giochi di Rio 2016 e possono contare entrambi su rose competitive e di prospettiva.

Da anni si attende la definitiva esplosione del rugby, considerato il vero e proprio ‘Godot’ dello sport italiano. Il ct irlandese Conor O’Shea sta lavorando nella maniera corretta, puntando su un coordinamento diretto con i club del Pro14 e di Eccellenza, cercando di migliorare la preparazione fisica e la tecnica di base dei giocatori. Qualcosa si muove, ma da qui a pensare di poter vincere un Sei Nazioni ne dovrà passare di acqua sotto i ponti…

Se nel baseball e nel softball l’Italia potrà giocarsi (con l’Olanda) la qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo 2020, restano invece perennemente nell’anonimato pallamano, hockey sul ghiaccio ed hockey prato.

Resta un dato di fatto eloquente: i fasti degli anni ’90 e ’00 sono ormai lontanissimi. L’Italia veniva invidiata nel mondo per i successi a ripetizione negli sport di squadra: pallavolo, pallanuoto, calcio, basket e non solo hanno vissuto almeno quattro lustri su livelli di assoluta eccellenza. Cosa è cambiato da allora? L’invasione straniera dei Campionati ha influito, ma non va considerata come l’unica causa della crisi. Di sicuro è precipitato anche il valore tecnico dei nostri giocatori: se da un lato non si lavora bene alla base sin dai settori giovanili, dall’altro la società odierna fa sì che molti giovani non abbiano più fame e motivazioni per emergere al di sopra di tutti gli altri. E’ probabile, poi, che in molti casi si sia persa anche quella capacità di fare gruppo, cementata dall’orgoglio di rappresentare la propria Nazione.

La verità ti fa male, lo so…“, diceva una canzone di Caterina Casella. E in effetti, come negarlo: da padroni degli sport di squadra, siamo diventati comparse annaspanti e inermi caricature di un passato glorioso.

federico.militello@oasport.it





1 Commento

  1. Nany74

    14 Novembre 2017 at 11:17

    Mi trovo d’accordo con l’analisi. Pur non capendo molto di calcio, quello di ieri sera è stato uno spettacolo poco edificante e non voglio entrare nel tecnico, lo lascio ai più esperti. Per quanto riguarda l’approccio allo sport di squadra metterei sulla bilancia anche il “fascino” dei facili guadagni, cosa che probabilmente stimola anche troppo i genitori di potenziali talenti a spingerli in direzioni che magari non vogliono prendere, con relativo pompaggio dell’ego a dispetto del concetto di squadra e con una controparte di club che si basano sulla filosofia del: “i soldi li ho adesso e magari l’anno prossimo chiudo, per cui voglio vincere ora e non ho tempo di fare progetti a lungo termine”….tradotto: la Nazionale farà sempre schifo a meno di un cambio di rotta mentale….

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