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Italia-Svezia, Playoff Mondiali 2018: da Insigne a Verratti, quando i giocatori sono fuori ruolo rispetto ai club di appartenenza…

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“L’Italia s’è desta” recita l’inno di Mameli. Più che destata, ieri sera a Solna, la nostra Nazionale ha vissuto proprio un risveglio brusco. Chi si aspettava un Play-off semplice contro la Svezia ha capito in fretta che avrebbe dovuto cambiare idea e, non ultimo, si è accorto che per raggiungere Russia 2018, anche prima dello sfortunato gol dell’1-0 di Johansson (clicca qui per la cronaca), sarebbe servita una grande Italia.

Una Italia che, oggettivamente, non vediamo da tanto, troppo, tempo. Non ha nemmeno più senso parlare della sciagurata Spagna-Italia di qualche mese fa. Quella sera a Madrid, però, sono successe tre cose di grande importanza: in primo luogo si sono spente le residue speranze di qualificazione diretta, il morale degli Azzurri ha ricevuto una “mazzata” non da poco e, come se non bastasse, si sono evidenziati con notevole chiarezza i controsensi tattici imposti dal CT Gian Piero Ventura. L’andata di Svezia-Italia, per assurdo, ha ingigantito il problema. Sia per il fatto che, partita dopo partita, l’allenatore ex Torino e Cagliari ha variato uomini, schemi e concetti di gioco, sia perché ha spostato le pedine dello scacchiere azzurro in maniera, quantomeno, anacronistica.

Si può partire, per esempio, dal modo in cui viene utilizzato Marco Verratti. Un giocatore che, incredibile a dirsi, è l’elogio di Giano Bifronte. Sontuoso con la maglia del PSG, timido e anonimo in Nazionale. Nel centrocampo a tre di ieri l’ex Pescara (che partiva da interno sinistro) doveva essere l’elemento che dava qualità al reparto, che avrebbe sfruttato le chiusure di Daniele De Rossi e il lavoro di Marco Parolo per creare gioco e dialogare con le punte. Sostanzialmente si potrebbe riassumere in “non pervenuto”. Verratti non è mai stato nel cuore del gioco, non ha mai illuminato, e si è fatto notare solo per il cartellino giallo (l’ennesimo) che, da diffidato, gli costerà il ritorno. Una gestione simile (unita ad un problema di personalità suo) lo fa rendere la metà del suo reale valore.

Secondo caso eclatante della serata svedese è stato Lorenzo Insigne. Il fantasista del Napoli, infatti, è entrato a 14 minuti dalla conclusione e, senza un motivo logico, ha ricevuto ordini di sostituire Verratti come interno sinistro. Raggio di azione infinito, con Insigne costretto a prendere palla davanti alla difesa per cercare di far salire la squadra fianco a fianco con Giorgio Chiellini, ed errori assortiti sui (pochi) palloni toccati. Una scelta che ha dell’incredibile viste le qualità offensive, e nello stretto, del ragazzo di Frattamaggiore.

Il peccato originale, tuttavia, è la formazione con la quale l’Italia è scesa in campo. Gli errori, purtroppo, sono stati notevoli, ed a monte. Partire con il 3-5-2 elimina già prima del fischio di inizio una serie di giocatori. Stephan El Shaarawy per esempio (forse il più in forma tra i convocati) finisce immediatamente in tribuna perché con una disposizione simile Ventura non sa letteralmente dove metterlo, e proprio Insigne. Il CT l’ha spiegato anche durante una conferenza stampa. Lui non vede il classe 1991 come seconda punta (ruolo già ricoperto in carriera) ma solamente esterno sinistro del tridente. Con il 3-5-2, quindi, per il napoletano non c’è posto, se non (come visto a Solna) da interno di centrocampo.

Passiamo quindi alla coppia d’attacco. Al netto delle condizioni fisiche non scintillanti (Andrea Belotti è reduce da uno stop di circa un mese per un infortunio al ginocchio, mentre Ciro Immobile aveva subito un affaticamento muscolare prima di Lazio-Udinese) la coppia, con questo modulo, non ha senso di esistere. Immobile, infatti, in Italia spadroneggia grazie agli spazi delle ripartenze biancocelesti. La squadra di Simone Inzaghi, come si vede ad ogni turno, sa chiudersi come nessun’altra in Serie A per poi sfogarsi in velocità. Belotti, invece, avrebbe bisogno dei cross che questa Nazionale non sa dargli. Una coppia, dunque, che fa fatica a coesistere.

La “potenza di fuoco italica” in queste condizioni è ridotta all’osso, senza rifornimenti da dietro, senza cross dalle fasce, e senza scambi veloci tra gli attaccanti. Proprio per questo un Insigne seconda punta poteva dare una mano in questa debolezza. Sia ben chiaro, non stiamo parlando del giocatore partenopeo come il “salvatore della patria”, anche perchè con la maglia azzurra raramente ha inciso come nel proprio club, ma come una correzione importante ad un modulo che, così com’è, fa acqua.

Cosa dobbiamo aspettarci, dunque, dal ritorno di San Siro? Con grande probabilità Ventura cambierà le carte in tavola. Di per sé è allarmante. Arrivare ai Play-off per accedere ai Mondiali senza uno schema, un’idea di gioco e un “undici” di riferimento spiega in maniera chiara e lineare il “caos” tecnico che sta avvolgendo la Nazionale. Si passerà al 4-3-3 con inserimenti di El Shaarawy o Insigne nel tridente, con Alessandro Florenzi che troverà spazio o in mediana (vista l’assenza di Verratti) o da terzino destro (con chance anche per Davide Zappacosta). In avanti Ciro Immobile prenderà posto in mezzo all’attacco mentre Giorgio Chiellini e Leonardo Bonucci guideranno la difesa. Sarà sufficiente riportare qualche pedina al proprio posto? Come inizio non sarebbe male, ma tutto il resto dovranno farlo stadio (con un tifo incessante per 90 minuti) e giocatori. Da questi, noi e Ventura (clicca qui per le sue parole), ci attendiamo un salto di qualità sia a livello qualitativo che di personalità.

Non tutte le colpe vanno ascritte al mister, questo è ovvio. Parte di questo concreto rischio di assistere a Russia 2018 dalla tv è anche di chi in campo ci va e ci è andato in questi mesi. Troppe volte abbiamo visto giocatori ben lontani dal loro massimo potenziale e che facevano solo il “compitino”. Gli elementi di qualità non se lo possono permettere. Lunedì non avremo più scuse. Dentro o fuori (clicca qui per le combinazioni). L’Italia sta guardando in faccia una clamorosa eliminazione. Solamente nel 1958 fallimmo la qualificazione alla massima competizione. Proprio per i Mondiali di Svezia. Gli scongiuri sono assolutamente dovuti..

 

 





 

 

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alessandro.passanti@oasport.it

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Foto: Facebook di Marco Verratti

 

 

 

 

 

 

 

 

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