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Rugby, Test Match 2017 – Italia tra alti e bassi, note negative e spunti positivi. Speranze nei giovani

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Tre partite, una vittoria e due sconfitte. Si è concluso il periodo di Test Match di novembre per la l’Italia del rugby che conferma in pratica lo score visto nel 2016, quando era però arrivato il successo storico con il Sudafrica. Le soddisfazioni per la squadra guidata da Conor O’Shea sono invece differenti in questo 2017: è arrivata la gioia per la vittoria con le Fiji all’esordio a Catania, poi due insuccessi contro squadre avanti nel ranking mondiale, ma con prestazioni non eccellenti.

Era stata esaltante, soprattutto per il pubblico siciliano che è tornato ad ospitare la nazionale italiana dopo alcuni anni, la vittoria del Massimino di Catania con le Fiji. Era annunciata, cercata e voluta, ma c’è voluta comunque tanta grinta e qualità per portarla a casa. Non si poteva sbagliare di nuovo contro la nazionale oceanica, dopo quello che era successo in estate a Suva (sconfitta clamorosa allo scadere). Davvero molto interessanti anche i 60′ giocati con l’Argentina: un primo tempo super, un inizio di ripresa eccellente, poi un crollo fisico che ha fatto volare i Pumas. Non hanno lasciato scampo agli azzurri invece gli Springbooks sudafricani: ben cinque mete contro le zero azzurre. Sono venute a mancare soprattutto idee in fase offensiva per cercare il bersaglio grosso. Si è fatta sentire davvero tanto anche la stanchezza con il passare dei minuti: manca ancora una preparazione ideale per tenere 80′ in campo al top.

Ci sono comunque gli spunti positivi su cui lavorare in vista dei prossimi appuntamenti (il Sei Nazioni che scatterà tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera nel 2018). La carta d’identità della rosa azzurra parla chiaro: si è abbassata l’età media della squadra guidata da O’Shea, con alcuni esordi di valore come quello di Giovanni Licata, titolare sabato a Padova. Parisse e compagni hanno poi fatto vedere (a tratti) alcune fasi di gioco che si avvicinano a quelle delle migliori squadre al mondo (mischia e carrettino dalla touche le armi in più). Da sottolineare c’è anche una precisione sui piazzati che non si vedeva davvero da tanto in casa Italia: tanto merito va a Carlo Canna, apertura delle Zebre, che ha alzato in modo strepitoso le sue percentuali al piede.

Pensa già al futuro il ct della nazionale come dichiarato in conferenza stampa post-Sudafrica: “Con questo gruppo stiamo percorrendo un viaggio incredibile e vogliamo fare la differenza in futuro con una profondità di squadra sempre maggiore. Il Rugby è sempre questione di energia messa in campo, ed oggi il Sudafrica ne ha messa più di noi. Rispetto all’inizio del nostro percorso il nostro sistema oltre che il fitness e la profondità sono molto migliorati. Ad oggi molti giocatori entrati in campo negli ultimi due anni hanno avuto una crescita incredibile. Vogliamo fare qualcosa di speciale per il rugby italiano e per farlo dobbiamo continuare a crescere”.





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Foto: Lorenzo Di Cola

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