Foto: Lorenzo Di Cola
Rugby
Rugby, Test Match novembre 2017: per l’Italia i problemi di sempre con l’Argentina. C’è una soluzione?
Una partita giocata bene per tre quarti. Che si poteva vincere, ma che alla fine è stata persa. 60′ alla pari con una superpotenza mondiale, per poi crollare sul finale, prendendo un’imbarcata. Il 31-15 subito dalla nazionale italiana di rugby a Firenze con l’Argentina nel secondo dei Test Match di novembre sembra essere una storia vista e rivista negli anni. Il Sei Nazioni ha abituato i tifosi azzurri a non esaltarsi a fine primo tempo: il crollo fisico (e mentale) può arrivare da un momento all’altro.
Così è stato anche sabato con i Pumas. 40′ ad intensità pazzesca, non soffrendo minimamente la forza fisica dei sudamericani e dominandoli in lungo e in largo praticamente in tutte le fasi di gioco (mischia devastante). Il risultato non è stato però troppo netto in favore degli azzurri ed è arrivato poi il solito calo. Dal 60′ in poi (Parisse e compagni erano ancora sotto break) gli argentini hanno guadagnato campo, continuando a pressare allo sfinimento e mandando allo sbaraglio la difesa tricolore. Due mete in poco più di un quarto d’ora (ne era arrivata una sola nel giro di 140′) stanno a testimoniare un crollo fisico-psicologico del XV azzurro.
Conor O’Shea ha provato a confermare la squadra che era riuscita a tornare alla vittoria con le Fiji, ma non è bastato. Il ct irlandese riuscirà a risolvere i problemi che attanagliano da anni l’Italrugby? Con Carlo Canna come mediano di apertura sembra aver messo una pezza ad una delle lacune più grandi della nazionale delle ultime stagioni: il calciatore. Il giocatore delle Zebre è apparso un cecchino infallibile in queste partite al piede: 100% di realizzazione dalla piazzola. Per quanto riguarda la costanza di rendimento negli 80′ però manca ancora qualcosa: c’è ancora una partita (anche se durissima), quella con il Sudafrica di sabato a Padova, per provare a migliorare in vista del prossimo Sei Nazioni.
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