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Sci di fondo, Coppa del Mondo 2017-2018: le favorite. Sarà un ennesimo assolo per Marit Bjoergen?

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Sarà ancora una volta Marit Bjorgen pigliatutto nella stagione della sua quinta partecipazione ai Giochi Olimpici? Nelle quattro precedenti edizioni è sempre salita sul podio, dagli argenti di Salt Lake City e Torino, alla pioggia di medaglie di Vancouver (tre ori, un argento e un bronzo) e Sochi (tre ori). L’impressione è che la mamma volante di Rognes possa vivere un’altra stagione dominante, sia in Coppa del Mondo, dove comunque cercherà di gestire al meglio le energie, sia nell’appuntamento clou della stagione dove si presenterà da favorita in diverse gare (dovesse non salire sul gradino più alto del podio nello skiathon e nella staffetta con la nazionale norvegese sarebbe una sorpresa clamorosa ma anche nella 10 km a tecnica libera e nella staffetta sprint ha tutte le carte in regola per primeggiare).

Lo scorso anno Bjorgen si è dimostrata impeccabile nel preparare il grande evento e dal Mondiale di Lahti ha portato a casa tre ori che hanno aumentato a quota 18 gli ori iridati della campionessa norvegese. L’assenza forzata e prolungata di Therese Johaug, squalificata prima per 14 e poi per 18 mesi perché risultata positiva a un anabolizzante, ha tolto di mezzo quella che era stata la rivale più credibile di Bjorgen nelle stagioni precedenti a quella passata.

Inutile dire che i “pericoli” più consistenti arrivano comunque da casa Norvegia per la sei volte campionessa olimpica. La dominatrice della coppa del mondo 2016/2017 Heidi Weng è di fronte ad un bivio: riprovare la strada della Coppa del Mondo che, per quelle che sono le sue caratteristiche di atleta regolare e solida in tutte le prove, potrebbe essere la più facile, oppure puntare forte sui Giochi Olimpici per conquistare quell’oro individuale (quello in staffetta, a meno di eventi assolutamente imprevedibili, lo ha già al collo) a Cinque Cerchi che ancora le manca. Partecipare o no al Tour de Ski potrebbe fare la differenza, non solo nel caso di Weng perché le energie che si sprecano in quella settimana potrebbero presentare il conto 40 giorni dopo in Corea.

Sempre restando in casa Norvegia Oestberg e Falla sono le damigelle d’onore del “duo delle meraviglie” ma non hanno nessuna intenzione di stare a guardare e aspettare magari la staffetta per festeggiare il trionfo olimpico. Oestberg più mirata alle distance e Falla quasi solo concentrata sulle sprint possono togliersi grandi soddisfazioni sia in Coppa che a Pyeongchang, senza dimenticare la “sempreverde” Astrid Jacobsen, reduce da una stagione non straordinaria in coppa ma capace di fare incetta di medaglie a Lahti (due bronzi e l’oro in staffetta) e le due emergenti Haga e Harsem.

Nelle ultime due stagioni è cambiata un po’ la “geografia” delle rivali dello squadrone norvegese, con Justyna Kowalczyk che ha perso posizioni, uscendo dal novero delle big, ma che quest’anno potrebbe, in occasione della sua quarta Olimpiade (sempre a podio nelle precedenti, con due ori a Vancouver e Sochi) potrebbe sfoderare la zampata della leonessa, magari nella 30 km a tecnica classica, anche se la partenza il linea non è quella che predilige. La stessa zampata che si può attendere da un’altra grandissima dell’ultimo decennio, la svedese Charlotte Kalla che nella stagione passata non ha strabiliato in Coppa del Mondo ma è salita per ben tre volte sul podio mondiale, portando a casa due argenti e un bronzo e in quello che potrebbe essere il suo ultimo appuntamento a Cinque Cerchi vorrà cercare di lasciare il segno, soprattutto nella 10 km a tecnica libera, la gara che predilige.

Dalla Svezia sono attese almeno altre tre protagoniste come Ingemarsdotter e Haag ma più di tutte Stina Nilsson, lo scorso anno quarta in Coppa del Mondo ma deludente a Lahti, così come la finlandese Parmakoski o Lähteenmäki che dir si voglia, che sulla neve di casa non ha brillato ai Mondiali ma che si è presa la soddisfazione di chiudere al secondo posto la Coppa del Mondo 2016/2017.

Da non sottovalutare anche le altre componenti della squadra finlandese, Mononen, Kylloenen e soprattutto Niskanen, più “regolariste” che in grado di salire sul podio nella gara secca e quando si parla di Giochi Olimpici e di “gara secca” occhio sempre alle statunitensi, a partire da Diggins, ormai solida protagonista a tutti livelli nell’arco della stagione ma, in chiave Pyeongchang, anche a Kikkan Randall, che nella sprint può sempre dire la sua (come lo scorso anno a Lahti quando fu terza), mentre nelle distance Bjornsen può recitare il ruolo di outsider.

 

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