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Svezia-Italia, Play-off Mondiali 2018: quanto mancherà Zlatan Ibrahimovic? Assenza pesante, ma occhio al collettivo scandinavo…

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Prosegue inesorabile il count-down verso Svezia-Italia, gara di andata dei playoff di qualificazione ai Mondiali 2018. Un appuntamento con la storia per entrambe le squadre. Gli scandinavi mancano alla rassegna iridata dal 2006, mentre gli azzurri solo una volta non hanno centrato l’accesso alla fase finale, nel lontano 1958. Una sfida sulla carta, quindi, a favore dell’Italia, ma occhio alle insidie che può proporre una formazione come quella della Svezia. Al netto, però, di un’assenza di peso: quella di Zlatan Ibrahimovic.

La pesante assenza di Zlatan Ibrahimovic

Pensi alla Nazionale della Svezia e ti viene in mente Zlatan Ibrahimovic. Per forza di cose. Il gigante di Malmö ha debuttato con la maglia gialloblù nel lontano febbraio 2001, mettendoci molto poco a trovare la prima delle sue 62 reti totali, tutte importanti, la maggior parte spettacolari, alla maniera di Zlatan. Come quel colpo di tacco volante con cui trafisse Buffon agli Europei del 2004 o, in tempi più recenti, la sforbiciata realizzata contro la Francia ad Euro 2012. Il più bello, però, rimane senza dubbio la rovesciata da circa 30 metri messa a segno contro l’Inghilterra in amichevole in quello stesso anno.

Una carriera in Nazionale in cui però il suo talento spesso non è bastato. Passata la generazione dei vari Ljungberg, Larsson e Allback, Zlatan si è ritrovato solo come un predicatore nel deserto, chiudendo la sua avventura con due soli Mondiali (2002 e 2006) ma senza reti all’attivo. Non è andata meglio agli Europei, dove Ibrahimovic e compagni sono andati oltre il primo turno solo nel 2004.

Numeri pazzeschi, giocate spettacolari, ma anche ombre, proprio alla sua maniera. Come quella volta nel 2008 quando Zlatan violò il coprifuoco imposto dal CT per “visitare” un night club. Croce e delizia, dunque, per un fenomeno che dopo gli Europei del 2016 ha deciso di dire basta.

Senza Ibrahimovic: la forza del collettivo

Tutto questo appartiene quindi alla storia. Il presente, invece, ci dice di una Svezia che ha saputo superare in breve tempo l’assenza della sua stella. Avere in squadra un giocatore come Ibrahimovic può senza dubbio rivelarsi decisivo in determinati momenti della partita, risolti da una sua giocata; viceversa, però, la sua presenza risultava spesso ingombrante. Zlatan era un accentratore, una sorta di magnete che attirava inesorabilmente tutte le iniziative dei suoi compagni.

Non che la sua assenza sia stata una benedizione per la Svezia, sia chiaro, ma certamente non averlo ha contribuito a far venire fuori la forza del collettivo. Una squadra forgiata dal CT Jan Andersson sulla base del gruppo Under-21 che vinse l’Europeo di categoria nel 2015. Le individualità non mancano di certo, come Lindelof, gli “italiani” Helander e Rohdén e gli attaccanti Guidetti e Thielin, ma non si tratta di certo di giocatori del peso e del carisma di Ibrahimovic.

Talenti messi al servizio del collettivo. Un gruppo capace di chiudere il girone di qualificazione al secondo posto alle spalle della Francia, giocandosi la prima posizione fino all’ultima giornata e piazzandosi davanti all’Olanda. Una Nazionale coriacea, che sa unire forza fisica a ottime doti tecniche. Una squadra che l’Italia, nonostante l’assenza di Ibrahimovic, farebbe bene a non sottovalutare.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: Twitter UEFA Euro 2016

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