Pallavolo
Volley, Ivan Zaytsev: “La situazione con l’Italia? In evoluzione, farei tutto per la Nazionale. Ho pensato di smettere. Mio papà un orso ma…”
Ivan Zaytsev è stato intervistato da Andrea Zorzi durante la trasmissione “Zorro faccia a faccia” trasmessa su Fox Sports. Lo Zar si è raccontato a tutto tondo a una delle grandi icone della nostra pallavolo. Tanti i punti toccati dallo schiacciatore di Perugia, a cominciare dalla Nazionale.
“Io non ho mai lasciato la Nazionale. Mi è stata revocata la convocazione per la famosa vicenda delle scarpe ma non ho mai detto di no. Per la maglia azzurra farei qualsiasi cosa. Lo stato attuale è di una situazione in evoluzione dove si sta trovando una giusta soluzione. Vorrei ma non posso dire molte cose su questa vicenda“.
Ivan confessa anche di aver pensato di smettere: “Il mio periodo più buio è coinciso con il Mondiale in Polonia dopo qualche anno che giocavo in Nazionale. Un periodo che mi ha fatto riflettere molto e mi ha fatto pensare se fare il salto e affrontare il buio o tirarmi indietro e provare quel minimo di paura che fino a lì non avevo mai pensato di provare. In quel momento ho anche pensato di smettere“.
Zaytsev ha parlato dei suoi genitori: “Mio padre non avrebbe potuto essere il mio mentore perché siamo caratterialmente diversi. Troppo diversi. Forse mi ha saturato talmente tanto all’inizio che non ero pronto nemmeno io ad assorbire tutto quello che lui mi diceva e voleva trasmettere. Dopo l’argento olimpico mi mandò un sms con scritto: “bravo ma l’oro olimpico in famiglia ce l’ho ancora io”. Se devo descrivere mio padre lo vedrei come un orso a volte incazzato a volte che non riesci a capire bene cosa sta pensando e cosa gli passa per la testa. Una persona indecifrabile ma una presenza abbastanza massiccia e importante. A mia mamma invece rimpiango una grande cosa. Ha fatto un grande errore nella sua vita: annientare la propria persona e personalità e il proprio carattere per fare contento mio papà e per fare la mamma dei figli. Mia mamma non lo ammetterà mai ma è una mia opinione. Quando gliel’ho detto in faccia non era contenta. E’ una persona molto debole e sensibile da questo punto di vista. Lei crede di aver dato il massimo ma non l’ha fatto per sé stessa. Mia mamma è un fiore che troverai sempre nel vaso ma ogni tanto perde qualche petalo. Di colore rosso. Non potrebbe mai essere una rosa perché la rosa ha troppe spine. Non saprei che fiore potrebbe essere. Forse uno che con un soffio di vento potrebbe far volare i petali“.
Spazio anche per parlare della moglie Ashling Sirocchi e della loro bellissima storia d’amore (sta anche per arrivare il secondo figlio): “Il mio mentore è stato il momento magico dell’incontro con quella che è diventata mia moglie. Avevo 19 anni a Roma nel mio primo periodo di adolescenza: prima macchina, primo contratto, vivevo più la notte del giorno ma poi è arrivata lei. Abbiamo passato la prima settimana di conoscenza parlando di notte. Quella settimana con lei mi ha aperto degli scenari che mai avrei immaginato. Un mondo che non sapevo potesse esistere. Quando hanno chiamato mia moglie la Wanda Nara del volley mi sono arrabbiato perché è uno sminuirla. E’ spostare il problema, mettere la polvere sotto il tappeto. Una critica pregiudiziale“.