Beach Volley
Beach volley, il 2017 dell’Italia. Lupo-Nicolai restano le punte, ma qualcosa si muove tra i giovani
Il 2018 è già alle porte e si preannuncia denso di appuntamenti per il beach volley mondiale e italiano. L’anno post olimpico ha regalato soddisfazioni col contagocce al movimento italiano che ha gioito solo grazie ai vice campioni olimpici Daniele Lupo e Paolo Nicolai, protagonisti di una stagione straordinaria con il solo neo della eliminazione ai sedicesimi di finale in un Mondiale disastroso per i colori azzurri.
Lupo/Nicolai hanno rivinto per il secondo anno consecutivo e per la terza volta in carriera il titolo europeo e già questo successo basta a rendere positiva la loro annata ma ben cinque volte sono saliti sul podio di tornei World Tour, in due occasioni secondi, nel Major Series di Porec e a Xiamen e in tre al terzo posto, The Hague, Rio de Janeiro e nelle ricchissime finali del World Tour ad Amburgo.
Una conferma dopo l’altra del fatto che questa coppia non ha riscritto a caso la storia del beach volley italiano: manca solo il grande risultato al Mondiale ma c’è tempo per ottenerlo e per sfatare questa sorta di maledizione.
Per il resto l’Italia di fatto è scomparsa dalla geografia del beach volley che conta. La seconda coppia azzurra, Ranghieri/Carambula non è riuscita a rigenerarsi dopo l’eliminazione agli ottavi di finale dei Giochi Olimpici. Concluso il sodalizio con Paulao, che si è trasferito prima in Israele e poi in Cina, i due azzurri hanno puntato su un tecnico venezuelano, Carlos Cartaya che, alla luce dei fatti, non è riuscito a farli rendere al massimo e probabilmente questa scelta è stata alla base di una rottura prolungata fra i due che è culminata con la divisione della coppia proprio nella parte finale dell’anno. Ranghieri inizierà a The Hague, il 2 gennaio prossimo, l’avventura con Marco Caminati, con cui ha già vinto tanto, un torneo del World Tour a Lucerna nel 2014 (era l’esordio internazionale per Caminati e l’ultimo torneo di Ranghieri prima dell’unione con Carambula), mentre Mr. Skyball, l’uruguaiano che sa dare spettacolo, sembra aver trovato il nuovo compagno e lo ufficializzerà nelle prossime ore, iniziando così la rincorsa alla seconda Olimpiade consecutiva.
L’unica vittoria azzurra che non porta la firma di Lupo/Nicolai nel 2017, è quella ottenuta ad ottobre da Marco Caminati ed Enrico Rossi ad Aalsmeer, in Olanda. I due si sono divisi dopo tanti anni di carriera assieme. Entrambi vogliono puntare in alto ed entrambi nello stesso ruolo di schiacciatore ricevitore. Enrico Rossi è un talento del beach azzurro e non va abbandonato. Il sodalizio con un giovane “blocker”, come l’altoatesino Jakob Windisch (i due sono iscritti alla prima tappa del European Tour a Pehlrimov dall’11 al 14 gennaio) può essere lo sviluppo naturale della sua carriera e magari l’Italia si potrebbe ritrovare tra un paio di anni una coppia di tutto rispetto. Si parla del passaggio al beach volley del centrale di Ravenna Vitelli (già impegnato con la Nazionale di beach a livello giovanile) ma ovviamente si dovrà attendere la fine della stagione indoor per saperne qualcosa in più, per cui nella parte iniziale della stagione saranno sostanzialmente tre le coppie maschili impegnate nel World Tour, con l’aggiunta, almeno per le tappe meno impegnative, di qualche binomio già protagonista nel campionato italiano, come Abbiati/Andreatta che a Sydney, nell’ultimo torneo del 2017, si sono fatti valere con un ottimo quinto posto, facendo (si spera) da apripista per altri atleti di interesse nazionale che magari possono intraprendere qualche avventura internazionale.
Il 2017 è stato l’anno della fine di un ciclo in campo femminile. Il ciclo targato Marta Menegatti, prima in coppia con Cicolari, poi con Orsi Toth e infine con Perry, sempre (o quasi) con Lissandro in panchina, si è chiuso nell’isola di Vienna con l’eliminazione al primo turno dal Mondiale austriaco.
Il ciclo ripartirà sempre da lei, Marta Menegatti e, con ogni probabilità, da Viktoria Orsi Toth che il 18 luglio avrà scontato la squalifica per il controverso caso doping che l’ha vista prima fermata per quattro anni poi per due. Il beach volley italiano femminile, al momento, è quasi tutto qui e il lavoro che attende Andrea Raffaelli, direttore tecnico delle squadre azzurre, è durissimo, a soli due anni e mezzo da Tokyo. Si paga una serie di scelte tutto sommato discutibili e poco coraggio nelle decisioni (il Club Italia, più volte annunciato, è di fatto partito solo lo scorso anno e i risultati si sono visti a livello giovanile ma per vederli a livello assoluto difficilmente basteranno due anni) ma a questo punto piangere sul latte versato non serve a nulla.
Caterina De Marinis ed Ettore Marcovecchio hanno subito lavorato molto bene nella gestione del Club Italia, più al femminile che al maschile ma, al momento, è quello il nervo scoperto del beach azzurro. Il 2018 sarà l’anno della verità in questo senso. Ci sono Traballi e Maestroni che hanno ottenuto un grande risultato (quarto posto) al Mondiale Under 21, Orsi Toth/They hanno vinto l’argento europeo under 20 a Vulcano e una tappa del campionato italiano assoluto a 18 anni, Colzi/Puccinelli hanno conquistato a 20 anni a loro volta una tappa del campionato italiano, Varrassi/Ferraris hanno chiuso quarte l’Europeo Under 20 a Vulcano e Mason/Scampoli sono rimaste ai piedi del podio nell’Europeo Under 18 a Kazan.
Sbagliato riporre speranze esagerate nelle più giovani, soggette poi ad essere “fagocitate” dal mondo dorato (esageriamo?) dell’indoor, però il materiale su cui lavorare non manca e nemmeno coloro che possono far crescere questa nidiata di ragazzi molto interessanti. Dietro alla Russia, che quest’anno ha dominato in lungo e in largo a livello giovanile, per qualità e continuità di risultati c’è proprio l’Italia e serve un progetto serio che segni il percorso di queste atlete con un inserimento graduale a livello internazionale che presuppone investimenti certi. Spiacerebbe non poco vedere, come accaduto quest’anno in autunno, coppie di prospettiva già iscritte ai tornei internazionali, cancellarsi dal tabellone per mancanza di supporto federale.
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