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Calcio, Champions League 2017-2018: lo Shakhtar Donetsk ai raggi X. Il collaudato 4-2-3-1 e un mix fra ucraini e sudamericani di talento

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Inutile nascondersi: il nome dello Shakhtar Donetsk, uscito dall’urna di Nyon per il sorteggio degli ottavi di Champions League, era uno dei più abbordabili per la Roma, che rischiava di dover affrontare in uno scontro diretto squadre come Real Madrid o Bayern Monaco. In questo caso, naturalmente, vale anche il viceversa, dal momento che fra le squadre in prima fascia la Roma, insieme al Besiktas, era oggettivamente la squadra che ogni seconda classificata avrebbe voluto incontrare.

Lo Shakhtar , come la Roma, è riuscito a sopravvivere a un girone di qualificazione che lo vedeva ampiamente sfavorito, riuscendo ad eliminare il Napoli di Maurizio Sarri in particolare grazie alla vittoria per 2-1 maturata in casa nella prima sfida del girone. È proprio fra le mura amica che la squadra ucraina, anche tradizionalmente, si trasforma: nel girone di Champions, ben 9 punti su 12 sono stati conquistati al Metalist Stadium, fortino in cui oltre al Napoli sono caduti anche Feyenoord e soprattutto Manchester City, nonostante la squadra di Guardiola si presentasse alla sfida ampiamente rimaneggiata e forte dell’aritmetico primo posto nel girone.

Nonostante non abbiano più come allenatore Mircea Lucescu, i neroarancio hanno mantenuto l’assetto – ormai tradizionale – imposto dal tecnico di origine rumena, che ha fatto del 4-2-3-1 il suo marchio di fabbrica e del mix fra sudamericani di talento e ucraini di spessore un’arma capace di mettere in difficoltà molte squadre a livello europeo, oltre a un dominio pressoché incontrastato in Ucraina, con sei campionati vinti negli ultimi otto anni. Giocatori come Willian, Douglas Costa, Henrikh Mkhitaryan, Fernandinho e in misura minore Luiz Adriano si sono affacciati ai grandi palcoscenici europei passando dal club allenato ora da Paulo Fonseca: per questo motivo è vietato per la Roma dare per scontato che i nomi attuali non possano – in futuro – arrivare al livello dei giocatori sopracitati e dunque sottovalutarli.

I fari sono puntati sul reparto offensivo, fiore all’occhiello della squadra ucraina, con i tre trequartisti Bernard, Taison e Marlos – da destra a sinistra – che insieme alla punta Facundo Ferreyra sviluppano tutto il gioco dei neroarancio. Attenzione principalmente ai due esterni che giocano a piede invertito, spesso funambolici e capaci di accentrarsi rapidamente per andare alla conclusione, in particolare a Bernard, autore di ben tre gol nel girone di qualificazione. Il leader emotivo della squadra è il mediano Stepanenko, che insieme a Fred forma una coppia di mediani molto fisica e abile nel recuperare palloni e fare filtro per la difesa, permettendo così ai quattro giocatori d’attacco di concentrarsi quasi esclusivamente sulla fase offensiva.

A dispetto della loro presenza, però, la retroguardia a quattro davanti al portiere Pyatov, formata da destra a sinistra tipicamente da Butko, Ordets, Rakytsky e Ismaily sembra tutt’altro che impenetrabile. Con 33 tiri nello specchio concessi nei gironi, lo Shakhtar è la squadra – fra le sedici qualificate agli ottavi – che ha concesso di più, a dispetto di un attacco invece molto prolifico. Un punto a favore della Roma sarà sicuramente la pausa invernale da cui saranno reduci gli ucraini, che di fatto si presenteranno alla sfida non abituati alle gare e con ancora i carichi di lavoro invernali sulle gambe. Per la Roma, è un’occasione unica per entrare nelle migliori otto d’Europa e per cancellare il precedente del 2011, in cui i giallorossi persero agli ottavi entrambe le sfide con gli ucraini, in casa per 3-2 e in trasferta per 3-0, con De Rossi espulso per un pugno rifilato a Srna.

andrea.voria@oasport.it

 





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Foto: Facebook FC Shakhtar

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