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Calcio, il triste Natale dell’Italia. Fuori dai Mondiali e con un movimento alla deriva

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Siamo alla vigilia di Natale e da appassionati di sport e di calcio una letterina a Babbo Natale vorremmo proprio mandarla con scritto: Italia al Mondiale in Russia 2018“. Purtroppo neanche l’intervento del corpulento uomo con barba bianca e vestito di rosso potrà assecondare il nostro desiderio. Il Bel Paese alla rassegna iridata nel Paese dell’Est non ci sarà e quella ferita del 13 novembre a San Siro fa ancora male ai nostri cuori.

Tristezza ed amarezza coesistono pensando al match contro la Svezia, ritorno del playoff per la qualificazione iridata dopo il k.o. di Solna (1-0) nella partita d’andata. Attacchi azzurri infranti contro il fortino scandinavo, invulnerabile alle iniziative dei nostri alfieri, incapaci di trovare una breccia nella retroguardia nordica. E così il fischio finale del sig. Lahoz decreta l’inizio dell’apocalisse calcistica nostrana. Uno 0-0 che vale l’uscita di scena, a distanza di 60 anni dall’ultima volta, e l’evidenza di un movimento in crisi di identità.

Le responsabilità della gestione di Carlo Tavecchio, a capo della Figc, ed ancor più quella tecnica del ct. Gian Piero Ventura sono innegabili. I due personaggi in questione, seppur seguendo un iter “lontano dall’ottimo”, hanno pagato non occupando più le loro “poltrone”. Tuttavia, pensare che magicamente il sistema possa risorgere, facendo cadere teste è pia illusione. Allo stato attuale delle cose la Federazione è senza un riferimento, il 29 gennaio vi sarà l’assemblea elettiva che decreterà il nuovo n.1 in Figc, e senza un allenatore. I nomi proposti sono tanti ma la problematica all’origine resta e porta alla seguente domanda: il materiale umano è di qualità?

Negli ultimi 10 anni l’Italia ha raccolto due eliminazioni al primo turno (2010, 2014) nella fase finale iridata e lo smacco del mancato pass. Risultati evidenzianti le enormi criticità di una scuola non più in grado di far crescere i calciatori ed insegnar la specialità nel miglior modo. Al momento, i calciatori italiani di qualità sono troppo pochi in relazione al passato e in Europa, spesso, fanno fatica ed emergere o confermarsi con continuità. Colpa di un calcio italiano troppo tattico e lento? Colpa di primavere infarcite di stranieri? Colpa dell’assenza delle seconde squadre?

Potremmo continuare all’infinito con quest’elenco però, di fatto, nel 2018 si dovrà ripartire, puntando su una Nazionale più giovane ma soprattutto comprendendo che l’investimento nel vivaio è cosa fondamentale. Pensare ad una soluzione di “comodo”, vedasi oriundi, potrebbe avere delle pericolose controindicazioni ed è proprio la storia del 1958 a dircelo. Si avrà la pazienza e la voglia di affrontare un discorso del genere? 

Già dall’elezione del nuovo presidente federale capiremo maggiormente i programmi e le prospettive per uscire da un periodo così buio.

 





 

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