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Ciclismo, Chris Froome positivo, ora rischia una squalifica! Di quanti mesi/anni?

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La notizia è stata di quelle che fanno rumore, tanto rumore. Chris Froome è stato trovato positivo al Salbutamolo a seguito di un test effettuato nel corso dell’ultima Vuelta a España, vinta proprio dal ciclista britannico. Un terremoto che ha sconvolto per l’ennesima volta uno sport martoriato come il ciclismo, che dopo anni bui sembrava intravedere un po’ di luce in fondo al tunnel del doping.

Che squalifica rischia Chris Froome?

Le tracce di Salbutamolo sono state ritrovate in entrambe i campioni di urina analizzati dalla Federazione Internazionale, che ha riscontrato livelli di farmaco più elevati rispetto al limite. Il test risale alla 18ma tappa della Vuelta (la Suances – Santo Toribio de Liébana, che ha preceduto di due giorni l’Angliru) e Froome vestiva la maglia rossa di leader, avviandosi verso il successo della corsa spagnola.

La notifica della positività del ciclista britannico è arrivata già sul finire di settembre, il giorno 20, sia a Froome che al Team Sky. Il secondo campione analizzato in seguito, poi, ha confermato la positività, ovvero la presenza di un livello di farmaco oltre il limite consentito (addirittura il doppio).

Per principio – spiega l’UCI – e benché non sia richiesto dal Codice mondiale antidoping, l’Uci segnala sistematicamente sul suo sito internet le violazioni potenziali delle regole antidoping quando viene applicata una sospensione provvisoria obbligatoria. La presenza di una sostanza specifica come il Salbutamolo non necessita di tale sospensione a carico del corridore. Il motivo è che si tratta di una sostanza utilizzata a scopi terapeutici. Proprio Froome, infatti, soffre d’asma sin dall’infanzia e già in passato era stato visto utilizzare in gara il Ventolin, farmaco antiasmatico.

La Federazione ha quindi chiesto spiegazioni alla squadra ed al corridore, dichiaratisi disposti a fornire tutte le informazioni necessarie per chiarire l’accaduto. In un comunicato diffuso questa mattina, è stato spiegato come i sintomi dell’asma di Froome fossero peggiorati nel corso dell’ultima settimana della Vuelta, portando i medici del team al consiglio di aumentare il dosaggio del farmaco (rimanendo, secondo il corridore, nei limiti consentiti). I livelli extra presenti nelle urine vengono quindi giustificati con l’interazione con altre sostanze o con il cibo.

Un episodio su cui verrà fatta chiarezza, questo è certo. Froome, quattro volte vincitore del Tour ed una della Vuelta, con nel mirino il Giro d’Italia 2018, rischia ora una squalifica pesante, nel caso in cui venisse dimostrata l’effettiva volontà di “barare”. Una squalifica va fino ai quattro anni: uno stop pesantissimo non solo a livello di immagine e di risultati (perderebbe l’ultima Vuelta che andrebbe quindi a Vincenzo Nibali) ma che rappresenterebbe lo stop definitivo alla sua carriera, avendo 32 anni.

Cos’è il salbutamolo?

Il Salbutamolo è un farmaco agonista selettivo sui recettori β2-adrenergici, presenti a livello della muscolatura dei bronchi. L’attivazione di questi recettori comporta il rilassamento della muscolatura liscia delle vie respiratorie, con conseguente broncodilatazione. Per questo motivo, il farmaco è largamente utilizzato per ridurre il broncospasmo e nel trattamento di patologie come l’asma.

Alle dosi terapeutiche, il farmaco è selettivo per i recettori delle vie respiratorie, rendendo l’azione sui recettori β1 cardiaci (aumento della frequenza e della pressione) trascurabile. L’uso della sostanza è dunque consentito agli sportivi (non è previsto nemmeno il TUE, l’esenzione a scopo terapeutico, a patto che non si inalino più di 1600 microgrammi ogni 24 ore e più di 800 ogni 12), visto che si tratta di un farmaco molto comune e ideale nel trattamento di una patologia diffusa come l’asma, ma appare chiaro che dosi elevate possono modificare le prestazioni.

Secondo l’Agenzia Antidoping mondiale, il limite per i ciclisti è fissato a 1.000 nanogrammi per millilitro. Froome ha superato questo limite, raggiungendo addirittura la concentrazione di 2.000 ng/ml: praticamente il doppio della soglia massima consentita.

I precedenti e le squalifiche di Petacchi e Ulissi

Il caso più famoso nel ciclismo è forse quello di Miguel Indurain, trovato positivo al salbutamolo durante il Tour del 1994. La sostanza era proibita dalla Legislazione francese, ma non dall’Unione Ciclistica Internazionale. Dopo polemiche ed incidenti diplomatici (la stampa spagnola parlò di complotto della Francia contro Indurain), il campione spagnolo venne assolto, riuscendo a dimostrare l’utilizzo a scopi terapeutici.

Altri due casi eclatanti e più recenti, invece, coinvolgono due ciclisti italiani, Alessandro Petacchi e Diego Ulissi.

Parecchio intricata è stata la vicenda del primo. A Petacchi fu riscontrato un valore di salbutamolo pari a 1320 ng/ml nel corso del Giro d’Italia del 2007, dopo la tappa di Pinerolo vinta da lui stesso. La Milram, la sua squadra, sospese il velocista spezzino dopo la richiesta di squalifica di un anno da parte dell’UCI. Il 24 luglio, però, Petacchi fu prosciolto dal momento che venne riscontrata la sua buona fede e l’inconsapevolezza di violare le norme antidoping. L’anno dopo, però, arrivò la squalifica di un anno da parte del Tas.

Vicenda lunga e complessa anche nel caso di Ulissi, trovato positivo al salbutamolo al termine dell’undicesima tappa del Giro d’Italia del 2014 con un valore, tra l’altro, molto simile a quello di Chris Froome. Il ciclista azzurro venne squalificato per nove mesi dalla Camera disciplinare svizzera (correva con licenza del paese elvetico), dal momento che aveva sì violato le regole, ma per negligenza e non con dolo.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: profilo Twitter La Vuelta

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