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Nuoto, Europei Copenhagen 2017. IL PAGELLONE – Pioggia di medaglie: Bianchi sorprende, Panziera e Sabbioni esaltano

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ARIANNA CASTIGLIONI 7: Dopo la finale dei 50 arriva anche quella dei 100 rana che era più difficile da conquistare per l’azzurra che decreta ufficialmente la fine dell’odio verso la vasca corta, più volte esternato in passato. Migliora il personale, lotta, chiude molto bene ed è lì con le più grandi d’Europa che sono anche tra le più forti del pianeta.

MARTINA CARRARO 6.5: quanta sfortuna per la ligure che migliora il personale, disputa una gara coraggiosa ma esce dalla finale per un solo centesimo, subendo un’altra beffa dopo quella dei 50. Peccato perché sarebbe stato un premio al lavoro svolto in questa fase della stagione.

LUCA DOTTO 8: Di gran lunga il miglior Luca Dotto di sempre in vasca corta. Già in staffetta aveva lasciato intravedere qualcosa di molto buono ma salire su questo podio assieme a Morozov e Proud con un crono di 20″7 è tanta roba. Forse non avrà mai la continuità di rendimento come caratteristica ma sa regalare spettacolo e stavolta si prende una bella soddisfazione.

MARCO ORSI 7: torna a disputare una finale europea dopo aver dominato due anni fa a questi livelli e averne passate di tutti i colori nell’intervallo di tempo fra le due edizioni continentali. Strappa il pass per la finale per pochissimo e si batte come un leone tra gli schizzi. Cjiude con 21″12 che, per uno che non è ancora al meglio ed è alle prese con una labirintite fastidiosa, non è affatto male.

ANDREA VERGANI 6: chiude 21mo in batteria e merita la sufficienza per la sfrontatezza e la determinazione in acqua. Il crono è ancora lontano dai migliori ma il ragazzo ha le qualità per far parlare di sé.

LORENZO ZAZZERI 7: fosse stato di qualsiasi altra squadra, Russia esclusa, avrebbe disputato la semifinale e forse anche la finale. Ma è italiano e quando davanti ci sono due mostri sacri come Dotto e Orsi, a volte bisogna mettersi in finale. Scende in vasca due giorni dopo la prima medaglia internazionale (in staffetta), migliora il personale e si attesta fra i migliori in Europa: il futuro è qui.

MARGHERITA PANZIERA 8.5: eccola la Panziera che tutti vogliono vedere! Le lacrime sono solo un brutto ricordo. Ora c’è un bellissimo sorriso a fare da cornice ad un bronzo sfavillate, colto alle spalle di due star assolute della specialità come Hosszu e Zevina, al termine di una gara nella quale non mostra mai di patire timore riverenziale nei confronti delle due rivali. Ci crede sempre di più e si vede.

FABIO SCOZZOLI 7: seconda finale individuale centrata ma questi 100, bisogna dirlo, sono più complicati del 50 dove è arrivato l’oro. Peaty e Prigoda sembrano avere qualcosa in più e si lotta per il bronzo ma il romagnolo non è il tipo da farsi intimorire. Intanto fa segnare in semifinale il suo secondo miglior tempo all time e forse un po’ di margine lo ha ancora per la finale di domani. Bravo

LUCA PIZZINI 6.5: non poteva lasciare Copenhagen con il rimpianto di non aver reso per ciò che vale. Nei 100 rana, non certo la sua gara, fa segnare il personale all’indomani della delusione dei 200. Una giornata nera ci può stare ma la reazione immediata la dice lunga sul carattere dell’allievo di Giunta. Si cresce anche così.

NICOLÓ MARTINENGHI 7: ogni volta che scende in vasca qui a Copenhagen si migliora e lo fa a sun di record del mondo juniores. Oggi ha migliorato il primato giovanile che già gli apparteneva ed ha centrato la finale dei 100 rana, dopo quella dei 50. Un passo per volta.

ALESSIA POLIERI 5.5: la botte piena e la moglie ubriaca non si possono avere. Aveva preparato gli Assoluti a Riccione per centrare la qualificazione ma di birra in corpo (tanto per stare sulle metafore alcoliche) non ce n’è tanta per via di una preparazione incompleta e il 200 farfalla è una gara che presenta conti salatissimi. Si salva col carattere, combatte duramente ma deve alzare bandiera bianca.

ILARIA BIANCHI 9: inaspettato e per questo straordinario. L’argento dei 200 farfalla a un soffio dall’oro è il risultato forse più incredibile di tutto l’Europeo, visto che questa gara, l’emiliana non la voleva fare ma le grandi imprese nascono anche così. Parte forte e arriva più forte e il tarlo, a questo punto, è innestato: e se fosse una grande duecentista? Vedremo. per ora si gode un risultato eccezionale, condito da un bel record italiano.

STEFANIA PIROZZI 6.5: orna a disputare una finale internazionale due anni dopo la medaglia di Kazan con la staffetta 4×200. La finale però non è all’altezza delle aspettative, né come tempo, né come atteggiamento, un po’ troppo rinunciatario. Un piccolo passo avanti verso il possibile ritorno ad alti livelli è stato fatto.

THOMAS CECCON 4: mai in gara in un 200 misto che lo aveva visto grande protagonista a Riccione. Paga il primo appuntamento internazionale con la nazionale maggiore arrivato prestissimo e forse uno stato di forma tutt’altro che ideale. >Resta la delusione per non averlo mai visto nemmeno vicino ai proprio livelli, spaesato e poco brillante.

FEDERICO TURRINI 5: si sa, i 200 nono la sua gara preferita però anche lui quasi si arrende senza combattere e la finale resta piuttosto lontana dalla sua portata.

LUCREZIA RACO 6: esordiente ma brava a svolgere un compito non semplice. Un tempo non strepitoso ma comunque in linea con le attese. Può prendersi belle soddisfazioni.

ELENA DI LIDDO 5.5: piace molto al mattino, meno in finale dove commette l’errore fatale per la squalifica partendo in anticipo. Si mette a disposizione della squadra in una specialità che non è la sua.

AGLAIA PEZZATO 6: prova senza squilli ma comunque sufficiente in una facile batteria del mattino. Non convince Butini che la rimette in panchina per il pomeriggio.

ERIKA FERRAIOLI 5.5: sta perdendo brillantezza. Era piaciuta di più nei primi due giorni e nel lancio subisce troppo dalle più forti della specialità.

FEDERICA PELLEGRINI 6: disputa la sua prima finale individuale a Copenaghen nella gara che vorrebbe divenisse la sua specialità in futuro. Non è mai in lotta per il podio e il confronto con Kromowidjojo che le gareggia a fianco è, a tratti, impietoso. Però già esserci è un successo per colei che ultimamente non sbaglia mai un obiettivo. Resta il rammarico del mancato miglioramento rispetto alla semifinale.

SIMONE SABBIONI 8: primo argento in vasca corta e record italiano sbriciolato. La querelle del device è superata con un risultato di altissimo spessore internazionale che pone fine a un anno e mezzo di sofferenze, Rio compreso. E’ forte e giovane e i livelli di Kolesnikov (quello di oggi) non sono inarrivabili.

GREGORIO PALTRINIERI 6: vince l’argento, non perde l’oro. Che non fosse al meglio si sapeva. E’ coraggioso ad impostare la gara aggressiva, con il rischio di saltare alla distanza, poi tira i remi in barca quando capisce che Romanchuk, oggi, in vasca corta, è inarrivabile per lui. Quando entra in vasca dà sempre il massimo e non sempre basta per vincere ma l’impressione è che sia solo una tappa di passaggio e che a breve lo rivedremo sui suoi livelli abituali.

 





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