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Nuoto, Europei Copenhagen 2017: quanti volti nuovi per l’Italia. C’è un futuro verso Tokyo 2020 e oltre

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Non è stato solo l’Europeo dei grandi ritorni e della “generazione di mezzo”, quello che si è appena concluso alla Royal Arena di Copenhagen. La manifestazione danese ha portato alla luce anche alcuni giovani di grande prospettiva che nel giro di due anni potrebbero entrare stabilmente nel giro azzurro e togliersi anche qualche importante soddisfazione in vista di Tokyo 2020.

LE CERTEZZE. Simona Quadarella ha completato il 2017 con un bronzo negli 800 che va a fare il paio con quello di valore nettamente più alto conquistato a Budapest nei 1500 stile che da Tokyo saranno specialità olimpica. La vasca corta non è ancora casa sua ma poco importa. La romana aveva bisogno di certezze sulle sue qualità e sono arrivate. Ormai è un pilastro della Nazionale nonostante la sua giovane età ed è una delle punte in prospettiva olimpica.

Nicolò Martinenghi si è migliorato ogni volta che è sceso in vasca, a ritmo di record mondiali juniores. Dopo una prima parte di 2017 da copertina, ha vissuto Budapest e Copenhagen nel ruolo di comprimario di uno Scozzoli straripante ma in mezzo ha conquistato due ori al Mondiale junior di Indianapolis. Quello visto alla Royal Arena è un Martinenghi  determinato, che ha ancora ampi margini di crescita e che può ritrovarsi a breve ai vertici di una specialità che sta crescendo in grande fretta.

Ilaria Cusinato ha strabiliato con il bronzo nei 200 misti. Dai tempi di Alessia Filippi non c’era una mistista azzurra così credibile. L’abbiamo trovata e l’impressione è che sia la persona giusta, esuberante ma molto quadrata quando c’è da lavorare, nelle mani giuste, quelle sagge di Stefano Morini. L’alchimia ci ha messo un po’ a crearsi, come ha candidamente ammesso la stessa nuotatrice veneta, ma adesso c’è e Ilaria non si vuole più fermare.

Alessandro Miressi fa già parte dell’elite della velocità mondiale. A Copenhagen non ha strabiliato come a Budapest ma fatica a digerire i ritmi della vasca corta ed è destinato a dare il meglio di sé nella piscina da 50 metri. Se continua nel percorso di crescita lo ritroveremo spesso fra i migliori dei 100 e, perché no, dei 200 stile libero che potrebbero essere un’alternativa alla gara veloce e protagonista in una 4×100 stile che esce rigenerata dall’appuntamento danese.

LE SPERANZE. Prima fra tutte Thomas Ceccon. A Copenhagen il mistista vicentino ha pagato l’emozione, forte, per la prima convocazione nella Nazionale maggiore a soli 16 anni ma sono scoppole che fanno bene e temprano. E’ giovanissimo, deve trovare i giusti ritmi di allenamento e di lavoro per arrivare pronto quando conta e forgiare il carattere. A Riccione ha mostrato qualità tecniche e grinta da vendere, che invece ha lasciato in valigia qui in Danimarca. Lasciamolo crescere, anche se vederlo così lontano dai suoi standard è un colpo al cuore per chi sperava già in un primo exploit.

Lorenzo Zazzeri ha confermato quanto di buono aveva mostrato nella marcia di avvicinamento all’appuntamento continentale. E’ risultato decisivo nell’argento della 4×50 stile libero, è piaciuto per determinazione e tecnica di nuotata, ha preso anche un brutto schiaffone nella semifinale dei 100 stile libero, uscendo di scena quando i tempi fin lì nuotato gli avrebbero permesso di disputare una finale prestigiosa per uno della sua età. E’ il futuro della specialità, assieme a Miressi e, anche per lui, il percorso di crescita è appena iniziato.

Non ha il fisico statuario di qualche rivale delle sue specialità ma ha le caratteristiche per togliersi tante soddisfazioni in futuro. Fabio Lombini è forlivese come il suo idolo, Fabio Scozzoli, da cui ha preso determinazione e intelligenza tattica. La batteria dei 200 stile libero è un piccolo capolavoro che lascia ben sperare sulle potenzialità di questo ragazzo che è allenato da un ex atleta di 25 anni (Andrea Resch) e che potrebbe crescere molto in fretta, fino ad arrivare un prospetto interessante in vista dell’appuntamento olimpico del 2020.

 





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