Sci Alpino
Sci alpino, Alberto Tomba: “A parte Fill, Paris e le gigantiste, siamo messi male”
“Tomba la Bomba” ha parlato e, come sempre, non è stato banale. L’ex campione dello sci alpino italiano ha concesso una lunga intervista a Il Giornale di Vicenza, di cui riportiamo un estratto, parlando della situazione del movimento italiano, anche in vista delle Olimpiadi Invernali di Pyeongchang 2018, e non solo. L’analisi del bolognese parte da lontano. “Prima di tutto, deve tornare a nevicare. In televisione si vede il minimo. È difficile, richiede allenamento. Ci dev’essere qualcuno, come me o la Deborah Compagnoni, per far nascere l’interesse a diventar forti in questo sport, fin da bambini“.
Interrogato, poi, sulla presenza di nuovi talenti, ecco la sentenza di Tomba. “Sinceramente, a parte un Peter Fill o un Dominik Paris nelle discipline veloci e le donne nel gigante, nello slalom femminile e gigante maschile no, siamo messi male“. Cosa manca, dunque, per diventare campioni? “Bisogna averlo nel sangue. Io scappavo da scuola per andare sui prati. L’umiltà, la costanza e l’allenamento fanno tanto“.
L’intervista ha poi toccato temi di attualità sportiva (“L’Italia ha trovato una Svezia forte. Questo calcio ha stancato, quindi largo agli sport minori: magari anche sui giornali vedremo più pagine per gli altri sport“) e di vita privata (“Tutti si domandano della famiglia: io non ci ho mai pensato, non è facile visto che viaggio molto. Ma domani non si sa…“). Tomba ha quindi spiegato i suoi prossimi programmi, anche in ottica Pyeongchang 2018. “Mi piace occuparmi di affari immobiliari. Ogni tanto vado a dire la mia a Sky ed Eurosport. Sarò testimonial per le Olimpiadi, non so ancora per chi. In ogni caso non andrò in Corea, starò in studio a Milano“.
Infine, Tomba ha espresso la sua opinione sulla morte di David Poisson, sciatore francese scomparso per una caduta in allenamento in Canada qualche settimana fa. “Serve più controllo. C’è stato uno sviluppo in materia di protezioni dell’atleta, soprattutto per la schiena, ma la sicurezza non viaggia allo stesso ritmo con cui si evolve la tecnica. L’incidente è accaduto con due soli tipi di rete, non con le reti complete“.
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alessandro.tarallo@oasport.it
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Foto: LaPresse