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Sci di fondo

Sci di fondo, Italia maschile in alto mare in chiave staffetta. Al momento il podio è una chimera

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In alto mare cantava Loredana Bertè nei primi anni ’80 ma mai avrebbe immaginato che la sua canzone potesse essere accostata ad uno sport tipicamente invernale. In effetti il titolo calza a pennello per la situazione del fondo maschile italiani al momento attuale, se visto in chiave staffetta 4×10 km.

Mancano meno di due mesi ai Giochi Olimpici di Pyeongchang e la rincorsa continua, non sempre con passi avanti. Solo Federico Pellegrino, finora, ha dimostrato di poter essere competitivo ad altissimo livello e solo nella sprint a tecnica libera (che quest’anno non è specialità olimpica) di poter salire sul podio.

In momenti di magra ci si potrebbe (o dovrebbe) accontentare ma sarebbe davvero un peccato veder sparire il tricolore dalle posizioni che contano delle classifiche di Coppa del Mondo e a Cinque Cerchi. Il percorso di recupero di Francesco De Fabiani procede a singhiozzo ma il valdostano qualche segnale lo ha inviato ma sono solo segnali. Da salvare, finora, la prima parte dello skiathlon di Davos, quando è rimasto in scia degli avversari più forti, prendendo, anche a più riprese, l’iniziativa e la 15 km skating di Dobbiaco, con un ottimo 15mo posto a cui però non ha fatto seguito una prova soddisfacente nell’inseguimento a tecnica libera, quella prediletta. Un passo indietro che denota forse ancora qualche problema di condizione: dubbi che dovranno essere fugati in gennaio, soprattutto nella prima parte del Tour de Ski, che vedrà De Fabiani fra i protagonisti.

Condizione che latita anche per Dietmar Noeckler, il cui compito sarà fondamentale nella caccia alle medaglie in Corea, in particolare nella staffetta sprint in coppia con Pellegrino. L’altoatesino in questa stagione non è ancora riuscito a trovare il guizzo da prime quindici posizioni e anche lui a Dobbiaco è piaciuto quasi più a tecnica classica che a skating, che dovrebbe essere il suo pane. La discreta prova del secondo giorno (15 km classica) lascia comunque ben sperare in una crescita di condizione che dovrebbe riportarlo in posizioni di classifica più consone alle sue capacità

Un piccolo lampo è arrivato, invece, da Giandomenico Salvadori che aveva iniziato non bene la sua stagione. A Dobbiaco l’atleta veneto ha colto due risultati incoraggianti ed è piaciuto soprattutto a tecnica libera, guadagnando ben sette posizioni e facendo segnare un tempo non sconvolgente ma tutto sommato interessante.

Alla luce di quanto visto finora i “quattro moschettieri” azzurri della staffetta 4×10 km non sembrano competitivi in prospettiva podio. La buona notizia (in chiave azzurra) è che nemmeno le altre squadre, in apparenza più solide di quella italiana, stanno trovando quattro atleti in grado di fare la differenza. Gli svedesi qualche problema ce l’hanno, così come i finlandesi, molto bene nelle sprint finora, ma tutt’altro che devastanti nelle distance. Tutto questo tenendo conto della squalifica della Russia che non dovrebbe prendere parte alla gara (anche qui va fatta chiarezza in fretta). Le outsider potrebbero essere Svizzera (con Cologna e Livers sugli scudi), Usa e soprattutto la Francia che ha in Gaillard e Manificat due motori di notevole spessore e un gruppo di giovani sprinter molto interessanti che devono dimostrare tutto il loro valore sulla distanza di 10 km.

Non è detta l’ultima parola, quindi, ma serve quel cambio di passo che i tifosi attendono da inizio stagione. Per l’Italia la staffetta è, dagli anni ’90 e per ovvi motivi, la gara regina del fondo alle Olimpiadi e vedere un’Italia protagonista non è impossibile. L’occasione, con una probabile assenza della Russia, è ghiotta perché i posti sul podio sono due: la speranza è che i nostri ragazzi si facciano trovare pronti al momento giusto per tornare a lottare per le posizioni che contano di una gara che regala sempre emozioni fortissime.





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