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Sci di fondo, Tour de Ski 2018: momento chiave per l’Italia. Serve la svolta verso le Olimpiadi

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Il Tour de Ski nell’anno olimpico può essere un trampolino di lancio o un boomerang dagli effetti devastanti, dipende da come lo si interpreta. Per chi ha affrontato a mille la prima parte di stagione, la gara a tappe di inizio gennaio può essere prima di tutto un bello spettacolo da godersi sul divano di casa, perché in questa fase vanno ricaricate le pile e non si possono spendere troppe energie, pena arrivare a febbraio senza benzina nel motore. Tanti atleti di punta, viste le esperienze del passato, optano nell’annata olimpica per la rinuncia all’evento che, negli altri anni, è il secondo più importante della stagione quando ci sono i Mondiali o addirittura il più importante negli anni bisestili.

Per l’Italia del fondo, che tanto ha fatto preoccupare nella prima parte di stagione gli appassionati e i tifosi, il Tour de Ski fungerà da trampolino di lancio, verso dove si capirà strada facendo. I due uomini di punta del movimento azzurro difficilmente concluderanno la competizione a tappe. Pellegrino userà il Tour de Ski come allenamento sia nella sprint a tecnica libera che aprirà la manifestazione a Lenzerheide, sia nella sprint a tecnica classica, gara olimpica, del 3 gennaio a Oberstdorf, sulla pista che ospiterà i Mondiali del 2021.

Saranno le gare di mezzo, invece, a interessare in particolare Francesco De Fabiani, che qualche segnale positivo lo ha lanciato nella prima parte della stagione ma proprio dalle gare del Tour de Ski attende conferme e una crescita di condizione che lo porti a giocarsela con i migliori. La 15 km a tecnica classica con partenza a intervalli e l’inseguimento del giorno dopo, preludio dell’ultimo Skiathlon della storia (a quanto pare), quello olimpico, saranno due gare chiave per De Fabiani che poi proseguirà il suo cammino solo se si renderà conto di potersela giocare per il podio, magari dopo la sprint classica di Oberstdorf.

Il vero test sarà per gli altri due componenti della staffetta maschile, Dietmar Noeckler e Giandomenico Salvadori, su cui saranno puntati, in chiave staffette, i fari dei tifosi azzurri. Salvadori ha battuto un colpo a Dobbiaco, lasciando ben sperare in chiave crescita di condizione ma dal Tour de Ski dovranno arrivare le conferme attese per aggiungere il terzo tassello al mosaico della 4×10 km.

Ancora più importanti, in questo senso, saranno le gare di Dietmar Noeckler che, oltre a sobbarcarsi una frazione importante della staffetta lunga, dovrà fare da spalla a Federico Pellegrino in quella che forse è la carta più importante da medaglia per gli azzurri a PyeongChang, la staffetta sprint a tecnica libera. Servirebbe un segnale dallo specialità della skating di Brunico, che finora non è mai riuscito ad essere protagonista ad alti livelli, magari nella sprint a tecnica libera che aprirà il programma ma anche nell’ìnseguimento di Lenzerheide e, perché no, nella Mass Start del 4 gennaio quando la distanza sarà sui 15 km a tecnica libera.

La svolta può arrivare anche in campo femminile dove, francamente, peggio di così le cose difficilmente potranno andare. Tra problemi fisici (Ilaria Debertolis è in forte dubbio per un risentimento muscolare), difficoltà tecniche e ritardo di condizione, finora nella prima parte di stagione sono mancati gli squilli azzurri. Aspettarsi un piazzamento nelle prime trenta nella spinta a tecnica libera (Brocard e Vuerich ci proveranno) o in una delle gare distance da Debertolis, qualora si ristabilisca dal malanno, non è chiedere troppo.

Serve un piccolo segnale che ridia quella fiducia che si sta perdendo giorno dopo giorno in squadra, quella scintilla che possa riaccendere un fuoco che si sta spegnendo proprio nella stagione più importante. Il Tour de Ski, da sempre territorio di caccia delle squadre azzurre, può essere l’evento giusto.





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