Tennis
Sport&Letteratura: L’epica del tennis italiano nelle pagine di Salvatore Coccoluto
“Wimbledon è qualcosa di più di un torneo, è una religione. La gente va lì, fa la fila ai cancelli da due notti prima, ma non solo per andare a vedere Nadal piuttosto che Federer. Wimbledon è il Vaticano del tennis. È come per un cattolico andare in pellegrinaggio a San Pietro“. Il popolare giornalista e commentatore Gianni Clerici, celebre cantore del tennis dei “gesti bianchi”, descrive così l’atmosfera che regna nel tempio di Wimbledon durante i giorni del torneo. Proprio quell’erba inglese che, com’è noto, s’è sempre rivelata come la superficie più ostica per i nostri portacolori. Ma l’Italia ha continuamente espresso, nella storia del tennis, validi giocatori, sia tra gli uomini che tra le donne, in grado di affermarsi ai massimi livelli. E proprio ai nostri campioni, il giornalista Salvatore Coccoluto ha dedicato un significativo libro “Gioco. Partita. Incontri” (Imprimatur, 2017).
Si tratta di una vera e propria carrellata degli azzurri del tennis, una particolare “antologia” che parte da pionieri come Giorgio De Stefani e Uberto De Morpurgo in campo maschile e Lucia Valerio nel settore femminile. Sarebbe lungo ripercorrere le gesta di ogni singolo protagonista ma non v’è dubbio che ci sono stati alcuni tennisti italiani che hanno inciso il proprio nome nella storia di questo sport. Da questo punto di vista, non si può non partire dal nostro nume tutelare per eccellenza, ossia Nicola Pietrangeli, il primo grande atleta italiano in grado di imporsi due volte al Roland Garros e di vincere svariati tornei in giro per il mondo. E proprio quando la stella del grande Nicola stava per declinare, ecco apparire all’orizzonte l’astro nascente Adriano Panatta. Il tennista romano incarna tuttora, insieme ai compagni Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli, il momento più alto del nostro tennis. La vittoria di Panatta agli Internazionali d’Italia e al Roland Garros nel 1976 sono coronate dal trionfo in Coppa Davis contro il Cile, in una trasferta particolarmente sofferta e contestata.
In campo maschile, gli anni ’80 coincidono con un periodo d’appannamento del nostro movimento e con il tramonto della generazione degli eroi di Santiago e qui Coccoluto ben evidenzia le prime evoluzioni moderne del tennis, come una maggiore attenzione dedicata alla preparazione fisica, l’esplosione definitiva del professionismo e l’affermarsi delle racchette in grafite al posto di quelle di legno. A riavvicinare l’Italia nelle posizioni di vetta del tennis mondiale saranno, a cavallo degli anni ’80 e ’90, personaggi come il carismatico Paolo Canè e il talentuoso Omar Camporese, tennisti perseguitati da troppi problemi fisici che ne hanno impedito una completa affermazione sullo scenario internazionale.
E così si arriva agli anni ’90 e agli anni di Renzo Furlan, Diego Nargiso e Andrea Gaudenzi, grandi protagonisti sia nel circuito ATP che in Coppa Davis. Seguiranno anni meno felici dove il nostro movimento maschile si reggerà sulle spalle del generoso Filippo Volandri e dove l’Italia finirà nelle retrovie nelle competizioni a squadre. Il nostro “Risorgimento” avverrà solamente grazie all’esplosione di Fabio Fognini, Andreas Seppi, Simone Bolelli e Paolo Lorenzi che stanno ancora scrivendo pagine importanti per quanto riguarda le racchette azzurre.
Nella seconda parte del suo libro, Coccoluto dedica pagine importanti al nostro movimento femminile che, soprattutto negli ultimi anni, ci ha regalato tantissime soddisfazioni. Partendo dalla pioniera Lucia Valerio, il giornalista pontino si sofferma sulle imprese di Lea Pericoli e Silvana Lazzerino, la “Divina” e la “Minnie” del tennis rosa italiano negli anni ‘60. Con il loro ritiro, seguirà un lungo periodo di buio rotto solamente dall’apparizione di due grandi atlete come Raffaella Reggi e Sandra Cecchini, protagoniste assolute degli anni ’80 e dei primi anni ’90 e che, al termine della loro carriera, cederanno il testimone alla solida Silvia Farina, la Signora del tennis. Siamo così arrivati agli albori dell’età dell’oro del movimento femminile con i trionfi di Francesca Schiavone al Roland Garros del 2010 e Flavia Pennetta all’US Open del 2015 nella finale tutta italiana con Roberta Vinci. Senza dimenticare i successi in doppio delle Cichis Roberta Vinci e Sara Errani e le quattro affermazioni azzurre in Federation Cup.
Salvatore Coccoluto chiude il suo libro con una riflessione sul tennis italiano del futuro, con migliori prospettive in campo maschile rispetto a quello femminile. Da menzionare assolutamente come “chicca” di questo volume sono le esclusive interviste a Paolo Canè e Raffaella Reggi.
Di Simone Morichini
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