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Storia delle Olimpiadi Invernali – Dalla Costa e Conti contro Monti e Alverà: l’Italia domina nel bob a Cortina 1956

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Lamberto Dalla Costa e la paura erano da sempre sconosciuti. Fin da piccolo il suo obiettivo era cercare il pericolo, ovunque si annidasse, non per conoscerlo ma per sfidarlo. A soli 20 anni, questa irrequietezza innata e senza una spiegazione apparente aveva una sola valvola di sfogo possibile: la guerra, un po’ come i futuristi anni prima avevano certificato. E in guerra quale poteva essere il posto dove il coraggio doveva essere massimo e la paura minima? Ovviamente in aeronautica, scelta da Lamberto che ottenne grandi incarichi e lodi da tutti i suoi superiori, divenendo molto presto maresciallo ricevendo la medaglia d’argento al valor militare.

Giacomo Conti era invece un uomo all’opposto di Dalla Costa. Calmo, a volte addirittura serafico, per lui la paura esisteva e a differenza di Lamberto non bisognava sfidarla ma comprenderla, per poter tirare fuori il meglio dall’essere umano in una situazione del genere. Con questi due atleti completamente diversi fra di loro scendiamo in pista nella gara di bob a due alle Olimpiadi di Cortina d’Ampezzo 1956. Loro due formavano l’equipaggio Italia I, mentre Italia II era composta da Eugenio Monti e Renzo Alverà.

Le Olimpiadi di Cortina sono quelle che riportano in auge la rassegna a cinque cerchi. Dopo la Seconda Guerra Mondiale c’erano già state Saint Moritz 1948 e Oslo 1952 ma si era ancora in un clima complicato dal punto di vista socio-politico, gli atleti che venivano dalla guerra non era per forza di cose grandi specialisti e molti di quelli che prima della Guerra dominavano, quelle due Olimpiadi le hanno perse perché deceduti o perché troppo vecchi per competere.

Quelle di Cortina erano le prime Olimpiadi con una nuova generazione di atleti e da lì in poi tutto cambiò. In quella edizione infatti si misero in luce atleti come Toni Sailer, il quale si aggiudicò tutte e tre le medaglie d’oro messe in palio nello sci alpino uomini, la grande URSS dell’hockey su ghiaccio che iniziò a dominare nel mondo, Hayes Jenkins, grande pattinatore statunitense il quale vinse il pattinaggio di figura maschile. Sono da ricordare anche due italiani, in luce durante la cerimonia d’Apertura: Guido Caroli, ultimo tedoforo, che inciampò in un cavo della televisione che portava per la prima volta in tutta Italia e in tutto il mondo le immagini delle gare, riuscendo però a non far spegnere la fiamma e Giuliana Minuzzo, prima donna a pronunciare il giuramento a nome di tutti gli atleti.

Quando arrivò la gara di bob a due però gli italiani non si erano distinti per niente e si aspettavano grandi cose dalle nostre due formazioni che conoscevano alla perfezione la pista di Cortina. La tensione, la paura e le responsabilità facevano un baffo a Lamberto Dalla Costa e Giacomo Conti e già nella prima manche piazzarono un favoloso 1:22.00, con Italia II seconda a 73 centesimi e terza Germania I con una squadra ancora unificata addirittura a due secondi e 63 centesimi. I tedeschi erano i grandi favoriti perché potevano contare su Andreas Ostler, bicampione olimpico nel bob a due e quattro a Oslo nel 1952.

Con questi distacchi gli unici che potevano impensierire Italia I erano Monti e Alverà che nella seconda manche arrivarono a soli 8 centesimi da Dalla Costa e Conti. Sarà la terza a scavare il solco definitivo per la vittoria finale. Italia I vince l’oro olimpico su Italia II, argento con 1 secondo e 73 centesimi di distanza, terzi i rimontanti svizzeri Max Angst e Harry Warburton a ben 7 secondi e 32 centesimi.

Più che una vittoria un vero e proprio trionfo per Dalla Costa e Conti. Abbiamo solo accennato al fatto che nell’altro equipaggio italiano c’era Eugenio Monti, ma di lui e di tutto quello che ha dato allo sport italiano parleremo in una prossima puntata.

 

Di Jvan Sica

 

 

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