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Ciclismo, Chris Froome cambia idea. Non la disidratazione, ma il malfunzionamento renale come arma difensiva

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Cambio di rotta nel team di legali, scienziati e ricercatori alle dipendenze del Team Sky e di Chris Froome. Secondo quanto riporta l’Equipe, è stata ormai scartata l’ipotesi della disidratazione come causa del livello eccessivo di salbutamolo (superiore del doppio rispetto al consentito) riscontrata nel corso della tappa dello scorso 7 settembre alla Vuelta, mentre l’opzione farmacocinetica, che avrebbe dovuto dimostrare come fattori esterni avessero comportato la positività dell’atleta, è venuta meno perché si ritiene impossibile replicare le medesime condizioni anche in laboratorio.

A questo punto il britannico, più che mai deciso ad ottenere una totale assoluzione, spera di convincere i giudici con un malfunzionamento renale. Gli scienziati punteranno a dimostrare che i reni di Froome, anziché espellere i metaboliti di salbutamolo dopo essere stati processati dal suo fegato, hanno funzionato male e li hanno accumulati. Da qui la netta positività al salbutamolo.

Una teoria sufficiente ad evitare una squalifica che può variare tra i sei mesi ed i quattro anni? Intanto proprio oggi il corridore francese Romain Bardet aveva lanciato un grido d’allarme all’Uci: “Se non squalificano Froome, il ciclismo rischia di morire“. Da più parti si invoca una rapida conclusione di una vicenda che, tuttavia, si annuncia ancora molto lunga ed intricata. Tutto è in mano ai legali, forse anche i risultati delle prossime corse. In effetti, questo non è ciclismo…

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Foto: Aso Pauline Baillet

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