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Ciclismo, Damiano Cunego: “Vorrei chiudere al Giro d’Italia, aspetto la wild card. Quel Mondiale sfumato… Devo dire basta, futuro con i giovani”

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Mancano pochi mesi al ritiro di Damiano Cunego. Il vincitore del Giro d’Italia 2004 sta per salutare tutti e si avvicina al termine della carriera rilasciano un’intervista a Il Giornale.

Il sogno di Damiano Cunego è chiaro: “Vorrei chiudere al Giro d’Italia dove tutto ha avuto inizio. Io da quattro stagioni corro per una piccola formazione di seconda divisione, la Nippo Vini Fantini, e quindi abbiamo bisogno di avere l’invito dagli organizzatori, la necessaria wild-card che ci permetterebbe di essere al via e a me di chiudere come si deve la mia parantesi di corridore“.

L’alternativa alla Corsa Rosa per appendere la bicicletta al chiodo?: “Chiuderò al Giro del Giappone, in casa del nostro sponsor. Si correrà dal 10 al 27 maggio, in contemporanea proprio con la corsa rosa. Ma non sarebbe la stessa cosa“.

Non ci sono comunque ripensamenti sul ritiro: “E’ arrivato il momento di dire basta e di voltare pagina. So che c’è chi mi rimprovera di aver ottenuto molto meno di quello che avrei potuto ottener, ma se avessi vinto il Mondiale di Varese cosa mi direbbero? La stessa cosa, perché chi mi critica lo fa a prescindere. Dico basta perché ho 36 anni e non mi sento più adeguato“.

Il ribattezzato Piccolo Principe ricorda anche la sua vittoria più bella (quella di Falzes al Giro d’Italia 2004 insieme al suo terzo giro di Lombardia) e parla poi del futuro dove “sarò una guida per i giovani, un testimonial per il mio team e non solo. Voglio concludere gli studi di Scienze Motorie, anche perché la mia vera ambizione è quella di restare nel mondo delle due ruote come preparatore“.

Poi un elenco dei suoi top rider: Peter Sagan è quello che più apprezza, un vero fenomeno come Vincenzo Nibali; Gilberto Simoni e Ivan Basso i colleghi a cui è rimasto più legato; spera per Froome in un finale diverso rispetto a quello di Armstrong. E poi l’insegnamento massimo dal ciclismo: “A percorrere strada, a porsi delle mete: non tanto per il traguardo, ma per il viaggio che siamo chiamati ad affrontare“.





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