Ciclismo
Ciclismo, Fabio Aru: “Il 2017 un anno di crescita e difficoltà. Era giusto cambiare squadra!”
“Il 2017 è stato un anno molto difficile e complicato, dove però ho dimostrato, non solo a me stesso, che si può lottare sempre e comunque. Prima una bronchite alla Tirreno-Adriatico. Poi il 2 aprile la caduta nel ritiro di Sierra Nevada. Un incidente apparentemente banale, che si è invece rivelato molto più brutto di quanto si potesse pensare in un primo momento. Il Giro che era nei miei programmi, svanisce in un colpo. Avevo fatto di tutto per farmi trovare pronto al via dalla mia Sardegna, invece… Morale a terra, e sogni svaniti. E come se non bastasse o fosse già sufficiente, ecco che venti giorni dopo arriva l’improvvisa quanto assurda morte di Michele Scarponi. Mi sono detto: quello che è successo a me non è nulla, tutto è rimediabile. Basta lamenti, basta frustrazioni: ho voltato pagina e ho cercato di dare tutto me stesso per recuperare il terreno perso e disputare una buona stagione, anche se non era assolutamente facile, né semplice“.
Sono queste le parole di Fabio Aru, nuovo corridore della UAE Emirates di Beppe Saronni in un’intervista concessa a tuttoBICI su quel che è stato il 2017 sotto tutti i punti di vista. Il ciclista sardo, campione italiano, si è raccontato a 360° ripensando anche al Tour de France 2017 nel corso del quale è stato capace di indossare il simbolo del primato, la Maglia Gialla. Aru però è combattuto tra le soddisfazioni ottenute nella corsa a tappa francese e la conquista del titolo tricolore: “La vittoria a La Planche des Belles Filles è stata qualcosa di eccezionale, ma non saprei scegliere ripensando alla vittoria del titolo italiano. Tricolore e Tour: due momenti diversi, distinti e distanti, ma ugualmente inebrianti e carichi di significato. Li tengo entrambi lì, nella parte più riservata del mio cuore“.
Un 2018 di cambiamenti e con una nuova squadra, pronto per raccogliere nuove sfide: “È il primo cambio di maglia da quando sono corridore professionista. Io all’Astana devo molto. Cinque anni fa mi ha consentito di realizzare il sogno che cullavo fin da ragazzo: passare professionista. Però dentro di me lo scorso anno ho sentito chiara l’esigenza di cambiare, di fare nuove esperienze. Non perché non mi sentissi più bene, ma perché sentivo la necessità di dare una scossa. Dopo due podi al Giro e una vittoria alla Vuelta, era arrivato il momento di voltare pagina. Di rimettersi nuovamente in gioco. Aumenteranno le responsabilità? Chiaro, ma anche gli stimoli. Se hai paura di rischiare, non vai da nessuna parte. Non sei un corridore, ma un impiegato. E io sono nato per fare il corridore”.
giandomenico.tiseo@oasport.it
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Foto: Valerio Origo