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Dakar 2018, Villas Boas: “Avvero un mio sogno. Ho lasciato la Cina per la politica. Mondiali senza Italia? Un delitto”
André Villas-Boas è carico alla partenza della Parigi-Dakar, il celebre rally raid che scatterà oggi a Lima (Perù). Lo Special Two ha rilasciato un’intervista alla Repubblica esordendo con uno dei suoi motti: “Non ho paura di sognare perché i miei desideri alla fine si avverano sempre“.
Il più giovane allenatore capace di vincere una Coppa Europa di calcio, storico secondo di Josè Mourinho, spiega i motivi per cui ha lasciato lo Shanghai. E le ragioni non riguardano esclusivamente la Dakar: “Ho chiuso con la Cina perché si è messa di mezzo la politica: per costruire una Nazionale vincente all’improvviso hanno cambiato le regole riducendo il numero degli stranieri. Laggiù stavo benissimo, avevamo fatto una squadra per vincere ma a quelle condizioni ho preferito dire basta“.
La Dakar è sempre stata uno dei grandi sogni della sua vita: “Zio Pedro ha corso la Dakar 2 volte: ha esordito ha 40 anni, io li ho appena compiuti e allora mi è sembrato un sogno. Volevo provarci con la moto, ma serviva una preparazione di 12 mesi. Mi sono allenato duro lo stesso, corro con Ruben Faria che ha esperienza. Ne approfitteremo per fare pubblicità a tre enti di beneficenza. Correre qui sarà come affrontare il Barcellona: difficilissimo, emozionante. L’obiettivo è arrivare in fondo, ma temo che a ogni tappa chiuderò verso mezzanotte“.
Sul suo futuro nel calcio: “Farò un paio d’anni in Europa prima di cambiare ancora: mi piacerebbe l’esperienza in Giappone, mi affascinano il rigore e l’etica di quel Paese. O il Brasile, per la creatività e il talento naturale“.
Boas parla anche del suo rapporto con Mourinho: “Con lui stavo bene all’Inter: volevo dargli di più, cominciare la mia carriera. Non mi bastava curare l’aspetto tattico osservare gli avversari: desideravo il campo, le responsabilità. Josè invece pensava di tenermi lì altri 10 anni, mi vedeva solo come tattico. C’è stata una chiacchierata un po’ forte e abbiamo preso strade diverse. Gli devo tantissimo, gliene sarà sempre grato. Resta unico, formidabile, un vincitore. Uno dei migliori tre al mondo. Non rimpiango niente di allora. Adesso le nostre concezioni del calcio sono diverse. Alcuni allenatori sono più dittatoriali, io preferisco essere democratico, dialogare”.
Quindi quali sono gli altri due migliori tecnici oltre a Mourinho? “Pep Guardiola. Poi penso a Cruijf, Rinus Michels e sir Alex Ferguson“. E sul Mondiale senza Italia: “Sembra impossibile, che delitto. Non è un momento fortunato: sono cambiati molti dirigenti. I nuovi investitori non sono uomini di calcio, i risultati di Milan e Inter non aiutano. L’eterno dubbio: attacco o difesa? Personalmente mi piacciono Sarri e Gasperini“.
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