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Sci di fondo

Tour de Ski, tra assenze preventive e ritiri in itinere. Una competizione al capolinea?

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Correva l’anno 2007 quando la FIS si inventò il rivoluzionario Tour de Ski, una corsa a tappe di sci di fondo che avrebbe dovuto ricalcare il format delle grandi corse a tappe di ciclismo (il nome non è naturalmente casuale). I piani alti della Federazione Internazionale idearono così questa competizione e la schedularono durante le consuete festività natalizie, a cavallo dei due anni solari. Dieci giorni di calendario e 7-8 tappe, un programma praticamente completo delle varie specialità di questo sport. Tra sprint, mass start, partenze a intervalli e l’utilizzo di entrambe le tecniche prima della micidiale scalata finale al Cermis, un’ascesa spaccagambe più volte criticata perché così lontana dal concetto tradizionale di sci di fondo (aggiunta pensata proprio per ricalcare un classico arrivo in salita dei tapponi dolomitici e pirenaici che siamo abituati a vedere tra primavera ed estate).

La competizione non ha mai fatto grande breccia tra gli atleti e il pubblico non l’ha mai amata più di tanto. Il meccanismo dei vari distacchi non è di immediata comprensione (salvo nella tappa finale quando si parte con i distacchi accumulati in classifica generale), il formato che prevede la varietà delle discipline in modo da premiare i fondisti più completi si è rivelato meno accattivante del previsto e non si è riusciti a riproporre il fascino di Giro d’Italia e Tour de France come era nelle idee dei genitori del Tour de Ski.

La 12^ edizione, che si è conclusa oggi con le vittorie finali di Dario Cologna e di Heidi Weng (quarto sigillo in carriera per l’elvetico a nove anni di distanza dalla prima affermazione, secondo trionfo consecutivo per la norvegese), è stata caratterizzata da tantissime defezioni già alla vigilia della tappa d’apertura di Lenzerheide: un’autentica sfilza di stelle che ha preferito evitare gli sforzi di un Tour massacrante per concentrarsi al meglio sulla preparazione per le Olimpiadi Invernali di PyeongChang 2018, distanti soltanto un mese. Charlotte Kalla, Johannes Klaebo (cioè i leader della classifica generale di Coppa del Mondo), Matti Heikkinen, Marit Bjorgen, Ragnhild Haga non hanno messo nemmeno gli sci ai piedi mentre tanti altri big si sono fermati durante la competizione (tra i tanti pensiamo anche ai nostri Federico Pellegrino e Francesco De Fabiani). Senza dimenticarci delle tante polemiche dovute alla cancellazione delle sprint di Oberstdorf a causa del troppo vento con conseguente penalizzazione per gli specialisti.

Il Tour de Ski stenta a decollare e soprattutto in anno olimpico viene snobbato in maniera eccessiva: si riuscirà a risollevarlo e a renderlo un appuntamento di grande fascino e tradizione oppure la competizione sarà destinata a scomparire nei prossimi anni?

 





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