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Biathlon, Olimpiadi Invernali PyeongChang 2018: Dominik Windisch, il bronzo della tenacia nel giorno più bello della carriera

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La prima medaglia per l’Italia alle Olimpiadi Invernali di PyoengChang 2018 porta la firma di Dominik Windisch e del biathlon. Un bronzo nella sprint che apre nel migliore dei modi la spedizione della squadra azzurra in una delle discipline più affascinanti dell’intero programma a Cinque Cerchi, in cui già ieri nella prova femminile sia Dorothea Wierer che Lisa Vittozzi erano state in piena lotta per un posto sul podio. Windisch, ragazzo maturato in maniera impressionante negli ultimi anni, ha ottenuto il secondo bronzo olimpico della sua carriera dopo quello di Sochi 2014 nella staffetta mista e la quinta medaglia per l’Italia nella storia del biathlon alle Olimpiadi.

Originario di Rasun Anterselva, non può che avere la disciplina nel sangue, nella valle che culla tutti gran parte dei talenti azzurri del biathlon ed è storica sede di Coppa del Mondo. Dominik ha iniziato a praticare biathlon sulle orme del fratello maggiore Markus, che a sua volta è stato atleta di Coppa del Mondo per la nazionale italiana, con cui si è anche tolto delle soddisfazioni importanti, pur avendo caratteristiche diverse dal fratellino che oggi è entrato definitivamente nella storia del biathlon azzurro, riportando l’Italia sul podio individuale alle Olimpiadi 20 anni dopo Pieralberto Carrara, argento nell’individuale a Nagano 1998.

La parabola di Windisch, nel corso degli anni, non sempre è sembrata indirizzarlo verso un presente radioso come poi si sarebbe rivelato. Nelle prime stagioni tra i grandi aveva palesato molti limiti al tiro e anche nel fondo, all’epoca, non sembrava così competitivo. La grande etica del lavoro di cui è dotato, la voglia di migliorare e una passione genuina per il biathlon l’hanno portato a migliorare e a crescere in tutti i fondamentali di questo sport, fino a diventare un punto fisso della nazionale, di fatto una stella del biathlon nel Bel Paese. Con gli anni si è tolto le prime soddisfazioni, grazie alla staffetta e non solo. Forse proprio a Sochi è arrivato il salto di qualità, la consapevolezza di potersi giocare le proprie carte anche contro i migliori nelle occasioni più importanti, anche se all’epoca nelle prove individuali non aveva centrato medaglia. Lo scorso anno, poi, è arrivata la prima vittoria della carriera in Coppa del Mondo, una spinta ulteriore in vista di questa stagione.

Che fino ad oggi lo aveva lasciato a secco di soddisfazioni, con diversi problemi al tiro che non gli consentivano di esprimersi ai massimi livelli, nonostante una condizione sugli sci discreta fin dalle prime uscite ed in crescendo nel mese di gennaio, fino al risultato di oggi. A 28 anni, nel pieno della maturità fisica e psicologica, Windisch vive il giorno più bello della carriera, il coronamento di anni di sacrifici, delusioni e momenti difficili che si sono alternati alle gioie raccolte. Situazioni sempre affrontate con un bonario sorriso e la forza di guardare sempre avanti, con la consapevolezza delle proprie possibilità ma senza un minimo di presunzione.

Prima delle Olimpiadi, aveva detto: “Non potrò essere deluso se tornerò senza medaglie dalle Olimpiadi, perché quest’anno non sono mai salito sul podio“. Oggi ha dimostrato a tutti che lo può fare, con una prova fredda e (quasi) perfetta nella gara che probabilmente si era segnato sul calendario da quasi quattro anni, sapendo che sarebbe stata la migliore occasione per conquistare un piazzamento tra i migliori 3 considerando le sue caratteristiche. Missione compiuta e premio più che meritato per una carriera da outsider che oggi può godersi un posto al sole nel freddo di PyeongChang.





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Foto: Fisi-Pentaphoto

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