Calcio a 5
Calcio a 5, Europei 2018: mai così in basso, per l’Italia è la fine di un’era. Azzurri nella storia per i record negativi, terzo flop consecutivo
La fine di un’era. L’Italia non è più una potenza europea nel calcio a 5 ed è ufficialmente piombata nel baratro. L’eliminazione nella fase ai gironi degli Europei 2018 di Lubiana rappresenta il momento più basso della storia del futsal nostrano nell’era contemporanea. Un flop che non ammette alibi e che affonda le sue radici in una gestione tutt’altro che irreprensibile nel quadriennio successivo al trionfo di Anversa 2014. Dalla cima all’abisso. Un destino che la accomuna alla Nazionali di calcio a 11, entrambe sprofondate nell’oblio subito dopo aver toccato il cielo con un dito.
L’Italia torna a casa con un pareggio e una sconfitta in un girone con due avversari sulla carta di gran lunga inferiori alla pattuglia azzurra. Mai prima d’ora in 11 edizioni la Nazionale italiana era uscita nella fase a gironi degli Europei, mai prima d’ora gli azzurri avevano chiuso un torneo continentale con 2 sole reti all’attivo, mai prima d’ora l’Italia non era riuscita a portare a casa neppure una vittoria. Una serie di record negativi che consegna alla storia nel peggiore dei modi un gruppo che tuttora pullula di talenti, tra cui spiccano persino diversi campioni d’Europa del 2014.
Ma veniamo al flop con la Slovenia. L’avvio degli azzurri è stato esaltante: trame fluide, movimento senza palla, grinta, pressing e una perla messa a segno da Honorio. Ma lo scarso cinismo sotto rete è costato caro agli azzurri, che non sono riusciti a chiudere la pratica e hanno subito oltremodo la pressione dei 10mila dell’Arena Stozice, che hanno spinto i propri beniamini verso la rimonta, suggellata dalla doppietta di Osredkar, che con un tap in e un contropiede innescato da un errore di Murilo ha spedito a casa l’Italia tra le lacrime di delusione. Il ricambio generazionale è mancato in questo biennio e Menichelli non si è fidato dei giovani, puntando sull’usato sicuro. Una scelta che non ha pagato, perché le polveri bagnate dell’attacco non hanno agevolato la manovra azzurra, apparsa organizzata soltanto a tratti.
Il time-out finale di Menichelli è stato l’emblema della paura che ha attanagliato il ct e i giocatori, dai cui volti emergeva il disorientamento per quanto stava accadendo a Lubiana. E così, dopo l’eliminazione ai quarti contro il Kazakistan a Euro2016 e l’uscita di scena agli ottavi contro l’Egitto ai Mondiali, arriva per l’Italia la terza batosta consecutiva, la più pesante. Gli azzurri non sanno più vincere nelle partite decisive. E adesso occorrono un esame di coscienza, una riflessione forte, un cambio di rotta. Perché l’Italia non può e non deve essere questa. Perché l’Italia ha una tradizione che merita ben altri traguardi. Perché l’Italia ha bisogno di tornare a sognare in grande.
mauro.deriso@oasport.it
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Foto: UEFA