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Combinata nordica, Olimpiadi PyeongChang 2018: Alessandro Pittin, quanta fatica nei salti! Il feeling col trampolino coreano non è mai sbocciato

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Non sono le Olimpiadi di Alessandro Pittin. La controprestazione nel salto dal trampolino HS140 conferma una sensazione che già da tempo ormai si avvertiva in casa Italia. Pittin non è mai riuscito a trovare il feeling giusto col trampolino di PyeongChang e il risultato odierno è la prova delle difficoltà in cui l’azzurro si è imbattuto sin dalla prima prova nel salto. Dopo il flop dal trampolino normale, più congeniale alle sue caratteristiche, era difficile attendersi dal carnico un cambio di rotta sul large hill, che rappresenta il suo tallone d’Achille ormai da anni, nonostante lo storico tris a Chaux-Neuve nel 2012. Non è un caso che i suoi migliori piazzamenti alle Olimpiadi e ai Mondiali siano arrivati nelle Gundersen dal trampolino piccolo, in cui Pittin riesce spesso a limitare i danni e a rimontare nella 10 km di fondo il classico minuto su tutti i migliori, dato che è lui il numero uno sugli sci stretti. Ma il 27° posto a 3’08” da Johannes Rydzek, vincitore oggi della medaglia d’oro, non fa onore ad uno straordinario atleta che nelle prime gare di Coppa del Mondo aveva fatto sognare l’Italia intera, portando a casa un secondo posto a Ramsau alle spalle di Fabian Riessle, odierno argento, e un quinto posto a Lillehammer con salto dal large hill.

Certo, ogni gara fa storia a sé. E Pittin ha dimostrato di saper risorgere come l’Araba Fenice, alternando gare in cui fa da comprimario ad altre in cui è assoluto protagonista sulla scena mondiale al punto da tener testa ai big della disciplina e a lasciarsi alle spalle uno per uno i migliori combinatisti del pianeta. Le condizioni climatiche non impeccabili a PyeongChang, tuttavia, hanno scalfito le sue sicurezze dal trampolino, rendendo ancor più ardua la scalata verso il podio, a cui il fuoriclasse azzurro non ha mai fatto mistero di puntare, memore del bronzo di Vancouver 2010 e del quarto posto di Sochi 2014 e, soprattutto, consapevole di essere tornato alla ribalta dopo un biennio buio. Resta soltanto la staffetta per riscattare un’avventura anonima e lasciare un segno in queste Olimpiadi, decisamente meno propizie rispetto alle due edizioni precedenti. Praticamente impossibile il podio, ma Pittin ha bisogno di riscontri importanti per guardare con fiducia al finale di stagione e, perché no, rituffarsi verso un altro quadriennio di speranze e sogni.

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mauro.deriso@oasport.it

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Foto: FISI

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