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Sci alpino, Gigante femminile Olimpiadi PyeongChang 2018: Shiffrin, Worley e Rebensburg. Tre mostri sacri che spaventano l’Italia. Sono loro le donne da battere

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L’Italia è pronta per la prima gara da medaglia nello sci alpino a PyeongChang 2018. Federica Brignone guida un quartetto ambizioso in gigante, di cui fanno parte anche Manuela Moelgg, Sofia Goggia e Marta Bassino. La nativa di Milano è forse quella con le maggiori chance di salire sul podio rispetto alle compagne, che pure possono dire la loro. C’è ancora negli occhi la storica tripletta di Aspen alle finali della Coppa del Mondo dello scorso anno. Sognare è lecito ma la realtà è che un risultato del genere andrebbe oltre ogni più rosea aspettativa. Le azzurre dovranno vedersela con avversarie agguerrite, a cominciare da tre donne, tre mostri sacri di questa specialità: Mikaela Shiffrin, Tessa Worley e Viktoria Rebensburg.

SHIFFRIN – La principale favorita. Basta la sola presenza per renderla la naturale accreditata per la medaglia d’oro. A 22 anni, l’americana sta riscrivendo i libri di storia di questo sport. A PyeongChang proverà a spingersi ancora più in là: parteciperà infatti a tutte e 5 le gare individuali e ovviamente lo farà per vincerle tutte. Attenzione, però, perché proprio il gigante è la disciplina in cui Mikaela ha più faticato quest’anno, se così si può dire. Ha vinto solo due delle sei gare disputate ed è stato in questa specialità che si è mostrata per la prima volta “umana”, con la caduta sulla Erta di Kronplatz che ha incrinato qualche certezza nella testa della Shiffrin (quattro gare consecutive senza vittoria o podio, con tre uscite). Non sono invincibile, si è difesa l’americana, ma l’impressione fino a quella scivolata era stata proprio questa. Mikaela ha in ogni caso il carattere per lasciarsi tutto alle spalle e tornare la cannibale che conosciamo, proprio nel momento più importante.

WORLEY – La francese è quella che ha meno podi in Coppa del Mondo delle tre ma non fatevi ingannare: Tessa è una vera e propria specialista del gigante. Lo dice il suo curriculum ma soprattutto il recente passato. Worley è infatti la detentrice della Coppetta di specialità, nonché campionessa mondiale in carica. La stagione della transalpina sembra essere stata incentrata proprio sull’appuntamento olimpico. Dopo il podio nella gara inaugurale di Sölden, infatti, non è più riuscita a stare con le migliori. È riuscita a salire comunque sul podio due volte (dietro all’inarrivabile Shiffrin); poi, quando ha cominciato a intravedere PyeongChang da lontano ha piazzato la zampata, salendo di livello. Worley è da tenere d’occhio in vista del gigante olimpico perché sa come si vince in gara secca: lo ha fatto, come detto, ai Mondiali 2017, così come a quelli del 2013 (nel 2011 fu bronzo). Alle Olimpiadi, però, può essere considerata una debuttante, perché nel 2010 aveva solo 20 anni, mentre quattro anni fa era fuori per infortunio.

REBENSBURG – Ultima ma non ultima. La tedesca è una polivalente ma ha nel gigante la sua specialità preferita. Soprattutto, la disciplina in cui ha ottenuto la maggior parte dei suoi risultati: 14 vittorie su 16, 30 podi su 39, più due Coppette. Credenziali di tutto rispetto con cui presentarsi al cancelletto di partenza. Non solo: se Worley sa come si vince in gara secca, Viktoria sa come si vince un oro olimpico. È successo a Vancouver, nel 2010, quando la tedesca stupì il mondo intero prendendosi la sua prima vittoria a livello internazionale (aveva un solo podio all’attivo in Coppa del Mondo, un secondo posto ottenuto poche settimane prima), seppur in una gara particolare (la seconda manche fu disputata il giorno seguente). Anche la stagione di Rebensburg è stata abbastanza discontinua. Dopo le prime due vittorie che parevano poterla proiettare come unica avversaria di Shiffrin in ottica generale, la tedesca ha vissuto settimane di appannamento, prima di tornare con prepotenza con l’avvicinarsi delle Olimpiadi.

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alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: pagina Facebook Mikaela Shiffrin

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