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Sci alpino, Olimpiadi Invernali PyeongChang 2018: Marcel Hirscher e l’ossessione della medaglia d’oro. L’ultimo tassello mancante di una carriera leggendaria

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Scorrendo il libro dei record della Coppa del Mondo di sci alpino si può trovare sotto più voci il nome di Marcel Hirscher. Primo per Coppe di Cristallo vinte (6, peraltro consecutive), secondo per numero di vittorie (55, con il sogno di raggiungere le 86 di Ingemar Stenmark). Nella bacheca dell’austriaco, poi, ci sono anche 8 Coppe di specialità (4 in slalom, 4 in gigante) e 7 medaglie mondiali. Analizzando il palmarés del Cannibale, però, un vuoto balza all’occhio: manca una medaglia d’oro alle Olimpiadi Invernali.

Una falla che Hirscher proverà a colmare a PyeongChang 2018, dove si presenta ai nastri di partenza con l’etichetta di favorito assoluto. Non può essere altrimenti per un atleta capace di vincere 10 gare su 13 quest’anno (4 in gigante e 6 in slalom), un bilancio in cui stona solo il 17° posto di Levi, quando però Marcel era al rientro dopo la frattura del malleolo in estate. Successi ottenuti in tutte le salse: in rimonta, stando davanti dall’inizio alla fine o addirittura facendo il miglior tempo sia nella prima che nella seconda manche.

La sensazione prima delle gare di PyeongChang è proprio che tanto dipenda da lui e dalla sua gara. Se dovesse commettere qualche errore allora si aprirebbero varchi per i rivali, altrimenti non dovrebbe esserci storia (specie in gigante dove sembra imbattibile). Ma le Olimpiadi, si sa, sono una gara particolare, in cui i valori si azzerano e tutto può succedere. Non è retorica: proprio Hirscher lo ha sperimentato sulla sua pelle, quattro anni fa a Sochi, quando si presentò da favorito numero uno ma tornò a casa “solo” con un argento in slalom (e un quarto posto in gigante).

Un oro tabù, dunque, l’ultimo tassello che manca per completare una carriera già straordinaria. E se non dovesse riuscirci nemmeno stavolta? Hirscher compirà 29 anni a marzo e questa, con buona probabilità, potrebbe essere l’ultima chance di raggiungere la gloria olimpica. Un’eventuale sconfitta potrebbe riaprire a quel punto la discussione sulla sua carriera, portando quelli che considerano il titolo olimpico la consacrazione assoluta per un atleta a farsi nuovamente avanti. Marcel, però, non la pensa così e non sembra per nulla essere ossessionato dall’oroSe anche non dovesse arrivare non credo che nessuno possa comunque dire che la mia carriera sia stata un fallimento totale perché non ho mai vinto nessun oro olimpico“, dichiarava alla vigilia di questa stagione. L’austriaco ha infatti le idee chiare. “Il segreto sarà considerare i Giochi come una gara normale, senza esagerare con le aspettative. Un eventuale oro non stravolgerebbe la mia carriera. A Sochi ero favorito, però mi sono fermato all’argento. Servirà un giorno perfetto, ha recentemente dichiarato a Il Corriere della Sera.

Parole di circostanza? Forse. Perché è inevitabile pensare che un vincente come Hirscher non darà tutto nel momento in cui il cancelletto di partenza si aprirà e davanti a lui ci saranno solo il pendio, i paletti (o le porte) e il traguardo. Quest’anno lo abbiamo visto quasi sempre scendere a tutta, anche quando aveva un buon margine, prendendo rischi spesso inutili e giocando con il limite, superandolo e rientrando poi in gara con numeri da fenomeno assoluto. Lo stesso atteggiamento con cui, siamo sicuri, lo vedremo a PyeongChang, motivato come non mai per raggiungere finalmente quell’oro che lo eleverebbe in maniera assoluta e definitiva, senza più discussioni, a leggenda assoluta di questo sport.

 





 

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alessandro.tarallo@oasport.it

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Foto: pagina Facebook Marcel Hirscher

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