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Sci di fondo, Olimpiadi Invernali PyeongChang 2018: Federico Pellegrino, manca l’ultimo sigillo. Ma c’è da battere lo spettro Klaebo…

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Nel quadriennio olimpico Federico Pellegrino ha vinto tutto quello che c’era da vincere, una Coppa del Mondo di specialità tre stagioni fa, il titolo mondiale nella sprint individuale lo scorso anno. Per completare il “Grand Slam” manca solo l’oro olimpico ma la montagna per arrivare al tris di trionfi è davvero alta da scalare. Questa montagna si chiama Johannes Hoesflot Klaebo, il fenomeno norvegese che da due stagioni a questa parte, domina in lungo e in largo, prima le gare sprint e, da quest’anno, un po’ ovunque.

Federico Pellegrino, ad inizio stagione, ha parlato chiaro: “Per fortuna che ho vinto qualcosa finora perché da adesso in avanti vincere sarà quasi impossibile”, tanto per far capire a tutti come tira il vento. Dopo questa dichiarazione, però, l’azzurro si è preso la soddisfazione di battere per ben due volte, entrambe a Dresda, il forte norvegese, prima nella spinta a tecnica libera e poi nella sprint a squadre, in coppia con il fido scudiero Noeckler.

Due successi che hanno dato grande fiducia all’azzurro, poi sconfitto da Klaebo nella sprint, sempre a tecnica libera, di Seefeld. A tecnica classica c’è solo un precedente in stagione ed è quello che ha aperto la coppa del Mondo a Ruka, con Klaebo primo (per distacco) e Pellegrino quinto ma ancora lontano dalla migliore condizione, che utilizzò quella gara per fare qualche esperimento (dominando la semifinale, con uno spreco di energie piuttosto elevato). Soprattutto l’azzurro arriva un po’ al buio (non avendo avuto la possibilità di cimentarsi in questa specialità a Oberstdorf dove fu annullata la gara per vento e a Planica dove una caduta lo eliminò nelle qualificazioni) alla sfida di PyeongChang: tutto, nella gara individuale, sembra giocargli contro, la forza di un avversario apparentemente imbattibile, la tecnica che non è la sua preferita, un tracciato che sembra favorire le azioni da lontano e quindi gli attacchi micidiali di Klaebo che fanno diventare la sprint una gara dove si possono infliggere distacchi pesanti.

Il valdostano però non parte mai battuto in partenza. Cercherà di inventarsi qualcosa per rendere la vita difficile all’avversario più titolato che, diciamolo, non è l’unico perché sono tanti gli specialisti della tecnica classica e delle sprint che possono dire la loro in questa gara.

La rivincita fra i due potrebbe esserci qualche giorno dopo nella sprint a squadre e qui le forze in campo potrebbero un po’ cambiare, per tanti motivi. Intanto si gareggia a skating e questo qualcosa restituisce a Pellegrino, poi si tratta della penultima gara dell’Olimpiade e Klaebo avrà sicuramente più chilometri e più tensione sulle gambe rispetto all’azzurro che non dovrà pensare a null’altro che alla sprint che chiude la sua avventura a Cinque Cerchi, a differenza del rivale che tre giorni dopo dovrà affrontare, da favorito, una 50 km a tecnica classica destinata a elevare il vincitore a eroe indimenticabile dei Giochi, come lo fu ad esempio, Di Centa a Torino 2006. Tutti aspetti che rendono meno sbilanciata la sfida diretta, sempre ammesso che ci sia sfida diretta perché non dipenderà solo dai due super campioni ma da chi li affiancherà nella gara a staffetta: Noeckler per Pellegrino e uno a scelta fra i tanti specialisti della skating per Klaebo.

 





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