Sci di fondo

Sci di fondo, Olimpiadi Invernali PyeongChang 2018. Staffetta maschile: Norvegia super favorita, poi la bagarre. Italia outsider ma non deve perdere contatto

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La staffetta di sci di fondo, per chi ha vissuto da tifoso il doppio decennio 1990-2010 è un appuntamento focale di ogni Olimpiade invernale. Va bene, l’Italia non è più la potenza di dieci, quindici anni fa però, escludendo le sprint, questa è l’unica gara in cui la squadra azzurra ha possibilità di dire la sua anche nella lotta per le medaglie in una gara che si preannuncia apertissima, se si esclude probabilmente, il primo posto.

Chi potrà contrastare una squadra come la Norvegia, che ha piazzato tre atleti ai primi tre posti nello Skiathlon e col quarto atleta ha dominato la sprint (ci saranno Toenseth, unico che non ha medaglie finora, Sundby, Krueger e Klaebo, confermata dunque la rinuncia a Holund)? La risposta è nessuno, almeno sulla carta.

Ci proverà la OAR (Larkov, Bolshunov, Chervotkin, Spitsov) che finora ha portato a casa due medaglie di bronzo con due atleti diversi, ci proverà la Svezia (Burman, Rickardsson, Hellner, Halfvarsson) che però non sembra avere il passo dei “cugini” scandinavi e pure la Finlandia (Hakola, Niskanen, Heikkinen, Lehtonen) che ha le carte in regola per giocarsela, ci proverà la Francia che ha in Gaillard e Manificat due punti fermi ma che verranno utilizzati nella tecnica meno gradita, quella classica.

Già da queste considerazioni si capisce come la lotta per il secondo e terzo posto, anche in base ai trenini che si andranno a formare, sia apertissima e in questa chiave non partono battute nazionali a caccia della prestazione della vita. Tra queste anche l’Italia che, assieme a Usa, Svizzera, Canada, può inserirsi nella lotta per le posizioni che contano, difficilmente in quella per le medaglie.

Chenetti ha schierato la squadra più logica, non quella più rischiosa, con Rastelli e De Fabiani a tecnica classica, Salvadori e Pellegrino a tecnica libera. Il segreto per gli azzurri sarà non farsi distanziare dalle squadre che lottano per la terza posizione. Non ci sono in campo (se non De Fabiani) le forze per riportare l’Italia sotto con rimonte leggendarie e dunque tatticamente l’unica strada è quella di aggrapparsi all’avversario e cercare in tutti i modi di non farsi staccare. Troppi sono i rivali per il podio per pensare in un crollo generale che favorisca gli azzurri, qualora dovessero staccarsi dal gruppo di testa.

E’ la tattica di gran parte delle squadre che partono in seconda fascia, ognuna delle quali però ha uno specialista della distance che può provare eventuali rimonte.
La Norvegia non va guardata, a meno di disastri è ingiocabile per tutte le rivali, la Svezia, forse, nemmeno ma la corsa su Finlandia, Francia e OAR, gli azzurri possono farla.

 





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