Storia delle Olimpiadi Invernali – La leggenda di Armin Zoeggeler, il più forte di tutti i tempi
Diventare campione olimpico non è mai una passeggiata, anche quando accade in giovanissima età. Arrivare all’oro è sempre un percorso tortuoso, fatto di enormi sacrifici e smisurato talento da abbinare in dosi massicce per arrivare all’obiettivo più grande. Anche per il numero uno in tutta la storia della sua specialità è così. Anche se alla fine della tua illuminante carriera riesci a vincere ben due medaglie d’oro olimpiche, sei medaglie d’oro mondiali e quattro medaglie d’oro europee, la strada che hai dovuto compiere per farlo è stata lunga e piena di ostacoli.
In Italia pochi atleti hanno avuto lo status di migliore di sempre nella loro disciplina: uno di questi è stato Armin Zöggeler e ci ha fatto gioire come pochi altri per le sue grandi vittorie. Armin era nato con lo slittino e per lo slittino. Da casa sua a Foiana fino a scuola in inverno era una unica e compatta lastra di ghiaccio, che Armin non poteva che percorrere con lo slittino, divenendo subito un maestro delle piste naturali.
Ma volendolo fare come sport, decise di optare per le piste artificiali, ben consigliato anche dal suo primo allenatore Severin Unterholzner. La scelta divenne subito giusta, tanto è vero che a sedici anni vinse la Coppa del mondo juniores, mentre a 18 era già nella squadra nazionale, conquistando il suo primo podio in Coppa del Mondo il 6 dicembre 1992 a Sigulda. Restiamo solo alle Olimpiadi, per immaginare quel cammino tortuoso che Armin Zöggeler ha dovuto percorrere prima di arrivare alla sua meta.
La sua prima partecipazione olimpica è a Liellehammer 1994. In quell’occasione ci esaltiamo per la compagna di squadra Gerda Weißensteiner vincitrice dell’oro e siamo molto soddisfatti anche del suo risultato, un bronzo per un ventenne fa ben sperare. A batterlo in quell’edizione sono Georg Hackl, l’uomo che Armin deve battere per poter diventare il migliore, e un altro grande atleta, l’austriaco Markus Prock di dieci anni esatti più anziano di Zöggeler. Essendo la sua prima Olimpiade, da ventenne, con due mostri del genere ancora al massimo del loro percorso un bronzo è un ottimo risultato.
Già nell’Olimpiade successiva Zöggeler ci arriva con un’altra aura e altri obiettivi. Ha vinto il mondiale disputato proprio a Lillehammer nel 1995 e si appresta a vincere la Coppa del Mondo di quell’anno, prima delle sue dieci vittorie. A Nagano 1998 la sfida è sempre con il tedesco Hackl, il mito da abbattere. In tutte le run Hackl riesce a rosicchiare centesimi su centesimi di secondi, e alla fine la distanza è netta, con ben 5 decimi a dividere ancora una volta l’argento di Armin dall’oro del tedesco. Un altro passo è stato fatto, ma ancora non è riuscito a tagliare il traguardo da sempre sognato. Si può fare solo una cosa in questi casi, rimettersi subito in pista e riprovarci quattro anni dopo.
Salt Lake City 2002. Zöggeler è definitivamente il re indiscusso della sua specialità con vittorie in Coppa del Mondo e Mondiali che ormai non si contano più. Sulla pista dello Utah Olympic Park il 10 febbraio inizia la sfida contro i due colossi Hackl e Prock che Zöggeler deve definitivamente superare per poter vincere. La prima run è perfetta, con quasi un decimo di vantaggio sul tedesco. Nella seconda Hackl riesce ad essere avanti per pochi centesimi, ma non c’è da preoccuparsi. Era ovvio che la vittoria non sarebbe stata cosi facile da raggiungere. L’11 febbraio le altre due run, nella prima fa una grande prova Markus Prock, ma è Hackl a preoccupare per la vittoria perché recupera altri centesimi fondamentali. Si arriva alla run finale con Zöggeler che deve difendere pochissimi centesimi e quindi fare la discesa della vita. Con una run da 44.578, rispetto a quella da 44.675 di Hackl, Armin Zöggeler diventa finalmente campione olimpico e completa una striscia di vittorie quasi impossibile da ripetere per uno slittinista italiano.
Da lì in poi un altro oro olimpico a Torino 2006 e altri due bronzi quando nessuno lo dava più competitivo a Vancouver 2010 e Sochi 2014, a 40 anni. In questo caso possiamo tranquillamente dirlo: nessuno come lui.
P.S. Abbiamo detto che in Italia difficilmente ci sarà uno come lui. Attenzione, la figlia Nina, a 16 anni sembra già averne preso la scia.
di Jvan Sica